2.14 GIOVANNI BARBERA

(PALERMO 1909-1935) Donna seduta 1934-1935 terracotta colorata; cm 110 x 96 firmato sul lato destro «Barbera» Palermo, Galleria d’Arte Moderna “Empedocle Restivo”, inv. 39

esposta per la prima volta nel 1935 alla VI Esposizione del Sindacato Regionale Fascista delle Belle Arti di Sicilia presso il Teatro Massimo di Palermo, nel cui catalogo è però un’altra scultura dell’artista a essere riprodotta con il titolo Donna seduta, l’opera fu cominciata probabilmente nel 1934; risulta donata, nel 1936, dal padre dello scultore alla Galleria dove è ancora conservata. È una delle ultime sculture eseguite dall’artista prima della morte, sopraggiunta all’età di ventisei anni. Barbera può essere considerato uno degli scultori più promettenti del contesto artistico siciliano degli anni Trenta. Esponente del Gruppo dei Quattro insieme a Renato Guttuso, Lia Pasqualino Noto e Nino Franchina, connota la sua opera di forti accenti lirici, attraverso un linguaggio che con personalità filtra e interpreta l’influenza di Arturo Martini. Insieme agli altri membri del Gruppo, Barbera espone a Milano nel 1934 nella Galleria del Milione, collocandosi in quell’ambiente culturale e artistico che si oppone al Novecento italiano attraverso la ricerca di un linguaggio più “moderno” e internazionale. La Donna seduta è improntata a un forte gusto per l’arcaismo, di carattere antiretorico e decisamente antimonumentale. La figura di terracotta colorata, con capo reclinato e sguardo fisso, come assorto in meditazione, dimostra una grazia propria, frutto della mediazione fra la ricerca di un linguaggio nuovo e originale, evidente soprattutto nel modellato, e il recupero della tradizione, dichiarato dalla costruzione generale. La tradizione, scrive Barbera, «non sta a ripetere le forme esteriori dell’arte del passato, bensì a trovarne le ragioni spirituali e tecniche che hanno tenuto vive queste forme attraverso i secoli» (Barbera 1933). Il bel panneggio nella parte inferiore della figura - che richiama il “serpentinato” di alcuni coevi dipinti di Guttuso - evidenzia le finezze di un controllo del “mestiere” ormai saldamente posseduto dal giovane artista.
Valentina Raimondo

Bibliografia
Barbera 1933, p. 3; Sindacale siciliana 1935, p. 24, n. 212; Villa 1949, p. 7; Bica 1994, p. 20; Zumbo 1999c, p. 122; Il Gruppo dei Quattro 1999, p. 69, n. 21; Imbellone 2007c, pp. 412-413, n. XIV.16.