g
rattacieli e tunnel viene realizzato nel 1930, durante il soggiorno a New York, come parte di una serie di tempere su carta e disegni a
china preparatorî per le scene teatrali del balletto The New Babel, mai rappresentato, ideato dal ballerino e coreografo Léonide Massine
per il Roxy Theatre. In particolare, la china acquerellata Grattacieli e Subway (Scudiero 1986, p. 198, n. 157) sembra essere uno
studio per Grattacieli e Tunnel, dal quale si discosta solo per la differente impostazione della parte bassa della composizione, fornendo,
grazie al titolo, la chiave interpretativa corretta del soggetto: i tunnel della metropolitana, cui alludono le frecce segnaletiche,
le scalinate e le rotaie, che in questa versione a tempera s’intravedono con più chiarezza nella galleria di destra. Nella sezione
superiore, invece, nettamente divisa in due dal piano stradale, domina l’elemento verticale dei grattacieli, la cui spinta è accentuata
dalla disposizione diagonale: una soluzione ripetuta in seguito da Depero anche in ambito pubblicitario, nella resa delle matite-palazzi
per la réclame della “Venus pencils”. La rappresentazione degli edifici e delle luci segue fedelmente, qui, la descrizione che ne
dà Depero negli appunti stesi in vista di una pubblicazione mai realizzata, da corredare con una serie di disegni ispirati
alle scenografi e per The New Babel: «Gli immensi parallepipedi abitati sono foracchiati da milioni di quadratini, tutti eguali di
luce. Sui tetti, sulle guglie, sui più alti terrazzi vi sono proiettori potenti mobili, che simili a baffi di luce spazzolano l’oscura
notte. Le parole “Paramount”, “Hôtel Manger”, “Hôtel Victoria”, “Roxy Theater” sono enormi, con le lettere una sopra l’altra, luminose,
colorate, a volte ferme, a volte giranti» (MART - Dep.4.2.66 e Dep.4.315). Il fascino esercitato dalla caotica città americana
sull’artista è del tutto esplicito nei progetti teatrali newyorkesi, che gli permettono di sperimentare idealmente
quella sovrapposizione di piani dinamici alla base della scena mobile da lui stesso teorizzata.
Silvia Vacca
Bibliografia
Depero 1966, n. 26; Depero 1969, n. 132; Depero 1970, p. 299, n. 334; Depero 1971, n. 38; Depero 1973a, n. 72;
Depero 1973b, n. 71; Depero 197 3c; Depero 1975, n. 8 3; Biennale 1978, p. 229, n. 8; Passamani 1981, n. 287; Depero 1982, n. 91; Depero
1983a, n. 114; Depero 1983b, n. 113; Scudiero 1986, p. 199, n. 159; Scudiero 1987, p. 174, n. 69; De pero 1988, n. III.1; Depero 1989, n.
11.1.
