3.13 JENNY WIEGMANN MUCCHI

(BERLINO 1895-1969) San Giovanni Battista (?) anni Trenta terracotta, cemento e sabbia; cm 82 x 14 x 8,5 Zeno Birolli

l'opera, originariamente collocata sulla tomba di Riccardo Birolli, padre di Renato, morto nel gennaio 1936, viene successivamente staccata dal monumento e fissata al muro d’una parete della casa milanese del pittore. In casa Birolli la scultura, familiarmente conosciuta come “San Zeno”, in omaggio a Verona, città natale di Riccardo e Renato, era adoperata come una sorta di altare dei lari, contornata dalle fotografie dei cari estinti. L’iconografia si direbbe piuttosto quella di san Giovanni Battista, per gli attributi del bastone sormontato dalla croce, della pelliccia e del gesto che indica colui che si deve seguire, Gesù. Tuttavia tale attribuzione iconografi ca sembra non accordarsi al tema commemorativo e può far pensare a un reimpiego della scultura, vale a dire a un’opera non eseguita appositamente per la tomba Birolli ma scelta tra quelle conservate in studio. Nella produzione attualmente conosciuta della Wiegmann degli anni Trenta, del resto, non mancano opere di soggetto sacro - si era convertita al cattolicesimo nel 1922 - caratterizzate da modi d’impronta primitivista e analogamente impostate a bassorilievo. Un’opzione spiegabile non solo con le frequentazioni del decennio precedente, ma con la condivisione a Parigi e poi a Milano, dal 1931, della vita professionale - e privata - di Gabriele Mucchi. La familiarità e lo stretto confronto con la pittura di Mucchi, vicina a Severini e Garbari, si risolve in opere come questa, la cui superficie, apparentemente dura e ruvida, può rappresentare il corrispettivo della tecnica aspra, arcaistica dell’affresco, impiegata dal pittore nei primi anni Trenta. Allo stesso modo, la fisionomia allungata del santo con il profilo retto dal naso camuso è analoga alle fattezze delle figure dipinte da Mucchi presso la casa paterna di Salò, nell’affresco Cristo e l’adultera. A questa sintassi primitivista con frequenti riferimenti all’iconografia cristiana si salda la ricerca tecnica dell’artista tedesca che allora, complici le sperimentali esperienze delle triennali milanesi, prova nuovi procedimenti di lavoro e inconsuete soluzioni materiali. Qui, per esempio, l’anima in terracotta è avvolta in uno strato di cemento e sabbia con la tecnica edilizia del rinzaffo, allo scopo di rendere più ruvida la superficie in vista di un effetto finale di spoglia espressività.
Paolo Rusconi

Inedito.