5.04 ADOLF ZIEGLER

(BREMA 1892-VARNHALT 1959) I quattro elementi [Die vier Elemente] ante 1937 tela; Terra e Acqua (pannello centrale) cm 171 x 190,8 Fuoco (pannello sinistro) cm 170,3 x 85,2 Aria (pannello destro) cm 161,3 x 76,7 Monaco di Baviera,
Bayerische Staatsgemäldesammlungen -Pinakothek der Moderne

pinakothek der Moderne La grande allegoria dei Quattro elementi di Ziegler è stato il quadro moderno più visto - in una quantità di cartoline e riproduzioni - nella Germania nazista, dopo la collocazione di assoluto rilievo nella monacense Grosse Deutsche Kunstausstellung del 1937. Tale mostra, inaugurata da un discorso di Hitler nella monumentale “Casa dell’arte tedesca” di Monaco appositamente costruita, celebrava la nuova e pura arte nazionale, contrapposta agli orrori dell’“arte degenerata” delle avanguardie espressioniste e cubiste i cui prodotti, requisiti dai musei tedeschi, erano stati contemporaneamente raccolti in una famigerata esposizione monacense, organizzata dallo stesso Ziegler. Diventato professore di pittura all’Accademia di Monaco nel 1933, in concomitanza con la presa di potere nazionalsocialista, quindi presidente della Camera del Reich per le arti figurative e consigliere artistico di Hitler, nei suoi nudi femminili Ziegler dà forma agli ideali razziali del nazismo. In questa esemplare composizione, senza lasciar nulla all’immaginazione dell’osservatore, raffi gura quattro nudi associati a fuoco, acqua, terra e aria che mostrano altrettante varietà della pura razza ariana. Il naturalismo del quadro - che dopo la mostra guadagna una posizione d’onore, sopra il camino, nel Führerbau di Monaco - è così esplicito da far coniare, per Ziegler, il soprannome di «Meister des Deutschen Schamhaares», “maestro dei peli pubici tedeschi”. I caratteri formali del dipinto, che ecletticamente combina naturalismo e pseudo-classicismo per rappresentare una scena fuori dal tempo e dalla storia, rientrano in pieno nelle tipologie di figurazione raccomandate dalla citata Camera del Reich, secondo la quale bisognava riprendere le “vecchie semplici e simpatiche forme stilistiche” nazionali (Brenner 1965, p. 100) contro i linguaggi artistici considerati antitedeschi, contaminati o prodotti da una cultura figurativa cosmopolita spregiativamente ricondotta alle etichette di “bolscevismo” e “giudaismo”.

Antonello Negri

Bibliografia Grosse Deutsche Kunstausstellung 1937, p. 7; Gross-Grossmann 1974, pp. 396-397; Golomštock 1990, pp. 250, 385; Kunst und Diktatur 1994, pp. 87, 172; Das XX. Jahrhundert 1999, p. 129, n. 82.