Quando gli esseri umani erano cacciatori-raccoglitori, scappare rappresentava una valida risposta al pericolo, e spesso l’unico modo per sopravvivere
a un nemico o a un predatore. Ma nella società di oggi, lo stress – e il modo in cui lo affrontiamo – assume forme più complesse. Innanzitutto, il
nostro stress nasce soprattutto dalla nostra interiorità, probabilmente da eventi del passato, per poi manifestarsi con sintomi fisici, come un dolore
al collo o alle spalle. Per complicare le cose, ci stressiamo per il nostro stesso stress. Le nostre antiche reazioni di fuga non funzionano con
questi nemici; le moderne reazioni di fuga però hanno forme creative, come provare a distrarci attraverso lo shopping sfrenato, gli allenamenti in
palestra, andando al cinema o facendo gli straordinari. Una reazione che però rischia di essere controproducente, distorcendo i nostri valori. Per
esempio, quando il lavoro diventa una via di fuga, passiamo ore facendo qualcosa che non è nel nostro interesse ma piuttosto un ripiego per spostare
il problema. In questo modo, le nostre vere priorità, come gli affetti, la salute, l’essere genitori o le amicizie, ne subiscono le conseguenze.
Bisogna inoltre riconoscere che fuggire a un problema è semplicemente un modo per non affrontarlo. La fuga ha solo un valore temporaneo, dura giusto il tempo della distrazione: non appena ci fermiamo e rimaniamo
soli, a fare niente o nella nostra solita quotidianità, il problema ritorna, e spesso più grande di prima.