Il pilota automatico ci aiuta a compiere azioni essenziali del quotidiano – vestirsi, camminare, salire le scale – senza impegnare tutta la nostra
attenzione. Ci aiuta ad acquisire nuove e complesse abilità, come guidare una macchina o scrivere al computer. Una volta appresa, l’abilità inizia a
diventare automatica: per esempio, può succedere di guidare ma senza ricordare quasi nulla del tragitto. Il che spesso è utile perché consente alla
mente di dedicarsi a qualcosa che richiede invece un’attenzione cosciente. Tuttavia, il pilota automatico può diventare un ostacolo, in particolare
nel modo in cui elaboriamo le emozioni. Spesso siamo in grado di riflettere su come ci hanno fatto sentire, o ci fanno sentire ancora, le esperienze
passate, e a farne tesoro per quelle future. Il problema è quando ripetiamo i nostri schemi meccanicamente, mettendo in atto le stesse reazioni
emotive a situazioni simili, anche se l’ultima volta non era andata proprio nel modo migliore.
Dissolvere i modelli negativi
In modalità pilota automatico, la mente reagisce basandosi sulle esperienze passate, e non ci accorgiamo di avere davanti una vasta gamma di
possibilità. Ma non è detto che una situazione ci ferisca solo perché l’ha fatto in passato. Prefiggersi di rompere schemi consolidati adottando un
determinato comportamento non è necessariamente il modo migliore per superarli; paradossalmente, tali modelli possono addirittura risultare rafforzati
dalla nostra resistenza. Ciò di cui invece c’è bisogno è un nuovo e più consapevole modo di pensare. Allenandoci a vivere nel presente, e ad accettare
piuttosto che a giudicare le esperienze passate, diventiamo più radicati e più consapevoli delle nostre reazioni. Il pilota automatico sparisce quando
alla guida c’è la consapevolezza.
In modalità pilota automatico, la mente reagisce basandosi sulle esperienze passate, e non ci accorgiamo di avere davanti una vasta
gamma di possibilità.