Connessione consapevole
La ricerca ha dimostrato che la meditazione attiva la parte del cervello conosciuta come insula, che sembra giocare un ruolo chiave
nell’empatia verso gli altri (vedi pagg. 110-111). In accordo con questi risultati, gli studi di autovalutazione condotti su chi medita regolarmente
hanno suggerito che la meditazione aumenta la nostra capacità di empatia estendendola oltre la cerchia delle nostre conoscenze, verso le persone in
generale. E questo arricchisce le nostre relazioni e la nostra capacità di comunicare
La pratica mindfulness parte dal sé, il centro di tutte le nostre connessioni, e inizialmente chiede proprio di dirigere la compassione dentro di noi,
nel momento presente, verso i nostri pensieri e le nostre emozioni. Potremmo essere tentati di farcene condizionare, ma invece, poiché la nostra scelta
è di essere consapevoli, li riconosciamo semplicemente con affetto, come un genitore che stringe a sé un bambino. Nel processo di auto-scoperta
diventiamo più radicati e allo stesso tempo la nostra consapevolezza si espande. È come se, riempiendo di empatia il grande barattolo che è dentro di
noi, questo arrivi a colmarsi fino all’orlo e inizi a traboccare a beneficio degli altri.
Dare di più
Mentre continuiamo la nostra pratica e ci allontaniamo da estenuanti battaglie interiori contro pensieri negativi ed emozioni bisognose di attenzione,
ci ritroviamo a poter dare di più. Inoltre, poiché abbiamo iniziato a pensare a noi stessi senza giudizio (per usare un’espressione chiave della
mindfulness), siamo pronti a dare la stessa comprensione anche agli altri. L’aver accresciuto la comprensione di noi stessi, ci rende più consapevoli
del nostro valore e probabilmente, dato che la nostra empatia è risvegliata, anche di quello degli altri. Al pari nostro, molti altri stanno facendo del
loro meglio per superare i propri limiti, stabilire le proprie autentiche priorità e trovare la propria versione della felicità. Al posto della
delusione, il perdono diventa la nostra naturale risposta.
L’empatia in pratica
L’empatia verso una persona in difficoltà non è un’esperienza confortevole, poiché ci porta a provare ciò che sta provando l’altro, proiettandolo su
noi stessi. Tuttavia, voltare le spalle alla realtà, solo perché troppo difficile, è un atteggiamento tutt’altro che consapevole. La consapevole
comprensione di sé rende più partecipi di ogni sofferenza, senza esserne talmente assorbiti da indebolire la nostra capacità di aiutare gli altri. È
allora che entra in gioco la compassione. La compassione potrebbe essere definita come il braccio armato dell’empatia, che si fonda sugli stati
d’animo altrui ma che fluisce da una sorgente di forza, poiché nella consapevolezza sai di essere abbastanza forte da poter dare il calore e il
supporto necessari.