Quando si fa sport, nella mente c’è molto spazio per il dialogo interiore negativo, per esempio il rimpianto per le opportunità perse, il rammarico
perché si è gareggiato male, per la sfortuna o per le condizioni avverse, o il pensiero che la nostra performance avrebbe potuto – e dovuto – essere
migliore. Le meditazioni mindfulness possono aiutarci a ridimensionare questi pensieri, fornendo un antidoto alle voci nella nostra testa che ci
dicono “Inutile!”, “Perdente!”, “Rinuncia!”.
Se ascoltiamo consapevolmente i nostri pensieri, possiamo accorgerci molto prima di quando un atteggiamento disfattista sta prendendo piede, o quando
distrazione o frustrazione stanno minando la nostra concentrazione, e riportare così la nostra attenzione al qui e ora. Meditare con regolarità può
anche contrastare la naturale tendenza a soffermarci sugli errori, riproducendoli nella mente come fossero videoclip. Chi non è abituato a meditare
potrebbe vedere la mancata vittoria come l’ovvia punizione per una scarsa prestazione, mentre l’attitudine consapevole porta ad accettare la
sconfitta e a concentrarsi sul prossimo obiettivo.
Visualizzazione creativa
Gli psicologi dello sport invitano gli atleti a immaginare scene di vittoria: per esempio, di segnare il gol della vittoria o di salire sul podio per
ricevere la medaglia d’oro. Tale visualizzazione aiuta ad aumentare la motivazione prima di un evento, ma non ha nessun effetto quando si è in campo
dove, per essere ottimali, le prestazioni richiedono una totale concentrazione, l’assenza di giudizio e il non preoccuparsi del risultato della gara o
della partita. Pensare, mentre stai gareggiando, alla coppa che vincerai non ti aiuterà a dare il meglio di te: è solo una distrazione che ti impedirà
di entrare nel flusso.