Immaginati intento a scrivere un’email a un amico o impegnato in una nuova ricetta ripresa da un libro in cucina. Come ti comporti? Sei del tutto
concentrato in ciò che fai o ti succede di tanto in tanto di vagare qua e là con la mente? Molto probabilmente confesserai di girovagare. Puoi
ritrovarti su una strada secondaria, una diramazione del pensiero che parte dalla questione in oggetto per prendere poi la tangenziale. O possono
affiorare pensieri del tutto estranei a ciò che stai facendo, probabilmente legati a qualcosa a cui stavi pensando poco prima.
Le preoccupazioni, in particolare, tendono a riemergere con questa modalità. Prima di iniziare una nuova attività, generalmente accantoniamo ogni
apprensione in fondo alla mente. Ma queste hanno la pessima abitudine di riaffiorare e di reclamare a gran voce la nostra attenzione. Assecondarle o
meno dipende dal nostro livello di consapevolezza.
Andare fuori rotta
Noi tutti trascorriamo gran parte della vita persi in “vagabondaggi mentali”, sognando a occhi aperti o allontanandoci dal momento presente. Questo
può risultare utile quando riflettiamo su un problema, perché serve a prendersi una pausa prima di tornare a rifletterci.
È importante riuscire a comprendere che il girovagare è insito nella natura della mente, e che questo può facilitare l’apprendimento. Tuttavia, una
mente girovaga può essere tanto utile quanto disturbante. Se per esempio veniamo distratti da pensieri involontari mentre stiamo leggendo, non solo
leggeremo più lentamente ma potremmo anche scoprire di non aver capito molto. Al lavoro o in altri ambiti, per esempio durante una riunione, il
girovagare della mente può influire sulla nostra comprensione e sulla nostra efficienza. È stato dimostrato che anche la nostra capacità mnemonica può
ridursi.
Ma dove va la mente durante i suoi viaggi? Molto spesso alle nostre ansie più nascoste. È una leggenda pensare che i pensieri vaghino a caso, poiché
in realtà seguono spesso i nostri schemi interiori.