Forse non esiste una coerente e univoca risposta alla domanda “Chi sono?”. Di fronte a questo interrogativo è più probabile sentire nella testa un brulichio di pensieri, ognuno dei quali allontana a turno
l’altro mentre la mente irrequieta scandaglia le varie possibilità.
Alcuni di questi pensieri corrisponderanno alle etichette legate ai ruoli che hai nella vita (madre, padre, figlia, figlio, amico, manager e così via) e al tuo personaggio: ovvero l’immagine che di te vuoi dare agli altri.
Alcuni possono essere legati ai tuoi valori – morali, politici o spirituali – o a alla tua nazionalità. Tutti questi modi di descrivere te stesso si
sommano, creando un’identità “composita” che non riesce a cogliere l’autenticità del tuo essere. La tua vera identità è altrove, indefinibile a
parole.
Non sei la tua immagine pubblica
Chiunque voglia conoscersi più profondamente deve prestare una consapevole attenzione all’immagine di sé che dà al mondo, un espediente che usiamo
quotidianamente nelle nostre interazioni con gli altri. Il sé esteriore non sempre corrisponde al sé interiore, più autentico. Il sé esteriore
corrisponde al modo in cui vorremmo essere visti ed è anche l’ideale a cui aspiriamo. Ma non possiamo avere il pieno controllo della nostra
immagine: essendo in parte condizionati dalle esperienze passate, non possiamo sempre scegliere come apparire. Quando il vero sé sente che è
impossibile incarnare quel personaggio, iniziamo a dubitare della nostra vera identità. Sapere
come funziona il tuo personaggio è un passo importante verso la comprensione di te stesso. Entrare consapevolmente nel qui e ora ti aiuta a vederlo
per quello che è: un artificio, non un aspetto essenziale del tuo essere.