Le persone di successo hanno di solito standard elevati, per cui se non si dimostrano all’altezza tendono a giudicarsi con severità. In tal caso,
avere una scarsa autostima può scatenare la “sindrome dell’impostore”, vale a dire la sensazione che i traguardi raggiunti siano solo frutto del caso
e che, prima o poi, i veri esperti, a differenza nostra, se ne accorgeranno.
Chi ne è affetto?
Ironia della sorte, le persone più qualificate, competenti o comunque di un certo successo sono quelle più soggette. Infatti, occorre che raggiungano
un certo livello prima che inizino a preoccuparsi di quanto dolorosa sarà la caduta.
Studiato inizialmente come fenomeno prettamente femminile, il nome della sindrome compare per la prima volta in un articolo del 1978 a firma di
Pauline Clance e Suzanne Imes per la rivista Psychotherapy: Theory, Research and Practice, dal titolo “The Impostor Phenomenon in High
Achieving Women”. In una società che etichetta le donne come troppo loquaci e poco compiacenti (vedi pp. 36-37), non c’è da stupirsi che molte non se
la sentano di affermare che sì, sono dotate delle competenze e del talento necessari per ricoprire ruoli di prestigio.
Ma gli uomini non ne sono immuni. Valerie Young, esperta del tema, si è accorta non solo del numero crescente di uomini che prende parte ai suoi
seminari, ma anche che il rapporto maschi/femmine tra gli studenti laureati inclini a sentimenti di inadeguatezza è di 50:50.
E noi ricordiamoci che non si smette mai di imparare. Ciò vuol dire che non occorre far finta di essere tuttologi, ma che dobbiamo impiegare le nostre
forze per crescere e migliorarci.