Studi attestano che i rapporti di amicizia non si basano solo su bisogno e divertimento: chi può contare su una vasta cerchia di amici gode di una
migliore salute psicofisica, di maggiore appagamento e longevità.
Ma se l’amicizia è la chiave dello stare bene, della produttività e del successo, qual è il suo segreto?
Siamo proprio tutti uguali?
Il luogo comune vuole che le amicizie femminili siano più intime di quelle maschili, o perlomeno che gli uomini leghino non tanto grazie alle
confidenze, quanto svolgendo attività insieme. Questo pregiudizio distingue quindi tra intimità “fianco a fianco” e intimità “faccia a faccia”.
Tale divisione però sembra non funzionare, giacché uomini e donne sentono il bisogno della medesima dinamica relazionale.
È confermato che anche per il sesso maschile la condivisione è un elemento centrale, al punto da provocare insoddisfazione quando manca. Le necessità
di uomini e donne in fatto di rapporti platonici sono più simili di quanto crediamo.
Con l’andare avanti degli anni, però, il giro di amicizie tende a restringersi. Ciò non vuol dire che da anziani saremo più soli, ma che siamo
soggetti a quello che la psicologa Laura Carstensen chiama “effetto potatura”: a trenta e quarant’anni, con l’aumentare delle responsabilità familiari
e lavorative che riducono il tempo libero, tendiamo ad allontanarci da coloro che non fanno più parte della nostra “nuova normalità”. Il giro
d’amicizie è più ridotto, ma anche più forte: in età adulta la qualità prende il posto della quantità.