Trattati de re culinaria
La cucina piemontese del Settecento e dell’Ottocento, almeno per quanto riguarda la Corte e i palazzi, è molto influenzata da quella francese, così come l’arte e la cultura in genere. D’altra parte, alla Corte dei Savoia si parlava francese. I primi testi di cucina scritti in italiano a noi pervenuti sono perciò tradotti dal francese.
Le opere di arte culinaria raramente occupavano un posto in biblioteca: né a Corte, né nelle case dei nobili o della ricca borghesia, quelle che erano in passato considerate la "scuola di cucina".
I libri di ricette erano confinati all’ambiente della cucina e in genere avevano una veste editoriale modesta, passavano di mano in mano e si logoravano presto. Per questa ragione non sono numerose le opere che sono giunte fino a noi.
È perciò di grande importanza la raccolta dei testi di arte culinaria che si trovano nella Biblioteca dei marchesi Pallavicino Mossi, iniziata dall’arcivescovo Vincenzo Maria Mossi, marchese di Morano, accresciuta dalla famiglia fino al 1937 e donata alla Biblioteca Reale di Torino nel 1966 dalle sorelle dell’ultimo marchese.
È proprio dalle collezioni della Biblioteca Reale che provengono le fonti e l’ispirazione per la parte di quest’opera che tratta di gastronomia, di arte di allestire una mensa e di consigli spiccioli: principi d’igiene, scelta e approvvigionamento degli ingredienti.