Premessa
Dedicare un capitolo alla sessualità delle persone con sindrome Down (SD) implica ritenere che la dimensione citata differisca sensibilmente da quella delle persone non affette da tale sindrome. Le conoscenze attuali sulla SD ci permettono di affermare che, non essendo possibile individuare un profilo peculiare di temperamento (cioè non esistono mai due persone Down caratterialmente uguali) gli stereotipi “sono tutti eterni bambini”, “sono docili”, “tutti amano la musica”, etc. derivano da inveterati pregiudizi che nulla hanno di scientifico. La similarità di alcune caratteristiche fisiche ha probabilmente diffuso la convinzione che queste si possano sovrapporre alle qualità psichiche. Di certo c’è che la SD penalizza queste persone poiché il loro assetto mentale e lo sviluppo cognitivo appaiono insufficienti. È perciò soltanto a proposito di questi aspetti che ha senso interrogarsi sullo sviluppo della sessualità, poiché il deficit intellettivo può portare ad una maggiore fragilità emotiva-affettiva, causa di disarmonie spesso presenti nella personalità di alcune persone con SD, e ad una minor resilienza1.
Sotto il profilo biologico, l’evoluzione della sessualità coincide con lo sviluppo degli organi sessuali che avviene nei ragazzi/e con SD mediamente nei tempi e con le caratteristiche dei ragazzi normodotati; elementi di differenziazione possono essere introdotti sulla qualità dello sviluppo sessuale in correlazione allo sviluppo mentale, agli ambienti in cui si svolge, alla durata della vita fertile e alla funzione sessuale intesa come capacità riproduttiva nel maschio e nella femmina2. Secondo J.J. Einsering, infatti, una delle correlazioni stabilite è che tanto più il ritardo nella maturazione sessuale è notevole, quanto più grave è il “ritardo mentale” (1).