1 Reuven Feuerstein nasce in Romania nel 1921 da genitori ebrei, trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Bucarest dove giovanissimo insegna in una scuola frequentata da figli di deportati ad Auschwitz.
Questi ragazzi, che presentavano disturbi cognitivi, della personalità e di apprendimento, maturano il suo interesse per la psicologia cognitiva. Nel 1944 viene arrestato e internato in un campo di concentramento, da cui riesce fortunosamente a fuggire, imbarcandosi per il futuro stato di Israele. Si laurea sotto la guida di Piaget, tra il 1950 e il 1954 si occupa, all’interno dell’Organizzazione Aliyah, di adulti e bambini scampati alla persecuzione nazista che affluiscono in Israele dall’Europa, e poi dall’Africa e Asia. È in questi anni che formula la teoria della Modificabilità Cognitiva Strutturale, secondo la quale solo un’intrinseca e potente capacità di modificarsi, può spiegare come bambini, adolescenti e adulti travolti da eventi così catastrofici come quelli dell’olocausto, possano tornare a una vita normale fatta di giochi, studio e progetti per il futuro. Oggi Reuven Feuerstein insegna Psicologia dell’Educazione presso l’Università Bar Ilan di Tel Aviv e presso il George Peabody College della Vanderbilt University di Nashville in Tennessee. L’attività iniziata all’interno dell’Organizzazione Alyiah per la gioventù e proseguita poi presso l’HWCRI (l’istituto di Ricerca Hadassah Wizo Canada) è culminata nel 1992 con l’apertura dell’ICELP (l’International Center for Enhancement of Learning Potential), un centro di ricerca, formazione e terapia che ha la finalità di aiutare bambini, adolescenti e giovani adulti in situazione di disagio e handicap a raggiungere livelli di funzionamento cognitivo più elevati.
Uno dei testi più importanti di Feuerstein: Non accettarmi come sono. Un approccio nuovo alla sindrome di Down (Sansoni editore, Milano, 1995), risulta molto significativo in questo senso fin dal titolo, volutamente provocatorio, esprime la volontà di battersi contro l’ingiustizia che si basa sulla semplice e comoda accettazione della disabilità mentale, un’ingiustizia verso l’individuo con sindrome di Down o comunque in difficoltà che compromette la qualità della sua vita futura.