Pedagogia musicale

Le pedagogie musicali sono molte, varie ed in continua evoluzione, ma alcune idee di base sono consolidate e difficilmente trovano contrasti nonostante la diversità di approccio. Prendendo in esame le pedagogie musicali dei maggiori esponenti (Carl Orff, EmileJacques Dalcroze, Edwin Gordon, Beth Bolton, Zoltán Kodály, Roberto Goitre ed Edgar Willems) si possono trovare elementi in comune quali:

• in musica è sconsigliata l’adozione di un unico metodo rigido, piuttosto è meglio utilizzare degli approcci, personalizzando le tecniche di insegnamento in base alle potenzialità dei singoli allievi;
• l’apprendimento duraturo può avvenire solo se basato su esperienze concrete di osservazione e produzione che precedono la fase squisitamente teorica;
• l’apprendimento deve essere stimolato tramite l’uso dei contrasti, si mettono dunque a confronto i suoni ascoltati secondo i parametri di altezza, intensità e timbro;
• utilizzo di feedback visivi che esprimano in forma grafica ciò che l’allievo percepisce nel suono;
• uso della drammatizzazione con l’ausilio della mimica facciale per dare “espressione” alla produzione musicale;
• importanza fondamentale della creatività che si traduce in improvvisazione ottenuta attraverso pattern prestabiliti sulla quale gli alunni creano la “loro musica”;
• uso di strumenti musicali che non richiedano tecniche elaborate per essere suonati e il cui suono sia in rapporto diretto con l’azione effettuata per produrlo;
nelle fasi iniziali è preferibile utilizzare la voce come mezzo piuttosto che gli strumenti musicali;
lo sviluppo delle conoscenze ritmiche si può stimolare attraverso la consapevolezza corporea e la coordinazione motoria, in questo senso è utile tutto ciò che unisce il corpo al ritmo. Viene dunque esaltata l’efficacia della camminata/marcia, i movimenti fluenti come il dondolamento e tutto ciò che può riguardare la danza;
• l’uso della chironomia è ritenuto particolarmente funzionale;
uso di parole non-sense o sillabe neutre (possiamo considerare le parole in lingue straniere non conosciute come parole non-sense);