3.3 L’ intelligenza: non ce n’è una sola
Per lungo tempo la ricerca psicologica ha considerato l’intelligenza come un unico fattore generale. Solo, in seguito, gli studiosi hanno cominciato a ipotizzare che questa capacità della mente fosse costituita da più fattori. Sulla struttura dell’intelligenza e sullo sviluppo cognitivo sono state elaborate numerose teorie. Alcuni hanno considerato l’intelligenza una capacità cognitiva generale, misurabile per mezzo di test; l’approccio delle scienze cognitive l’ha descritta, invece, come un insieme di diversi processi qualitativamente differenti l’uno dall’altro e relativamente autonomi tra loro.
Altri autori, parlano di intelligenza fluida e di intelligenza cristallizzata: la prima è soggetta a un più rapido processo di senescenza, e riguarda i meccanismi neurofisiologici preposti all’elaborazione di informazioni esterne (induzione, deduzione, correlazione, associazione), mentre la seconda, più longeva, concerne le conoscenze acquisite con l’istruzione e l’educazione.
Negli anni Ottanta del secolo scorso Howard Gardner, psicologo statunitense autore del saggio Forma Mentis, ha individuato nove tipi di intelligenza che tutti gli esseri umani posseggono, ma in percentuale diversa e che ciascuno di noi, inoltre, presenta in una particolare combinazione e utilizza in modo personale. L’uso di un tipo di intelligenza non esclude il ricorso alle altre in quanto sono tutte potenziali che si trasformano in atto solo quando incontrano un ambiente cognitivo stimolante. Il prevalere dell’una o dell’altra intelligenza determina il modo di apprendere di ciascun individuo.
Le nove intelligenze individuate da Gardner sono le seguenti.