3.6 Il senso di autoefficacia L’autoefficacia è la consapevolezza di saper impiegare le proprie risorse cognitive e comportamentali per realizzare al meglio le proprie potenzialità e poter gestire con successo determinate situazioni. Non è solo una generica fiducia in se stessi, ma la consapevolezza di poter affrontare efficacemente alcune prove piuttosto che altre. Ognuno di noi ha punti di forza e di debolezza: nessuno è in grado di riuscire al meglio in tutti gli ambiti, ma sa di poter ottenere buoni risultati in alcuni. Mentre il senso di autostima è un concetto ampio e globale, la percezione di autoefficacia riguarda aspetti più specifici, riconducibili a un determinato settore: ecco perché può influenzare notevolmente il grado d’impegno di chi affronta una prova. Si sente parlare spesso del concetto di autostima e dell’importanza di sviluppare una buona considerazione di sé, mentre si sente parlare molto meno di autoefficacia. Eppure, si tratta di due aspetti della personalità strettamente correlati, tanto da influenzarsi reciprocamente, anzi si potrebbe considerare l’autoefficacia come una parte costituente il concetto di autostima. Mentre, tuttavia, quest’ultima è un concetto ampio e globale, la percezione di autoefficacia riguarda aspetti riconducibili a un determinato settore e si può definire come la consapevolezza di saper dominare specifiche attività e situazioni o dimensioni del proprio essere e di imparare dalle esperienze anche se negative. L’autoefficacia si rafforza non solo quando si consegue successo, ma anche nel riuscire a raggiungere degli obiettivi, a breve termine, purché stabiliti secondo dei criteri di realizzabilità e di crescente impegno. Il superamento di un esame, per esempio, rafforza la volontà di conseguire risultati anche migliori. Studiare un argomento e rendersi conto di averlo compreso a fondo e di poter andare avanti senza dubbi o lacune è un primo step nel percorso di rafforzamento della propria autoefficacia. Il senso di autoefficacia è ciò che ci condiziona quando ci troviamo di fronte a una difficoltà e dobbiamo pensare come fare per affrontarla: se il livello che possediamo di questa abilità cognitiva è elevato, più i nostri obiettivi sono ambiziosi più li percepiamo come stimolanti e mettiamo in campo tutte le nostre energie pur di raggiungerli. Se invece il nostro livello di autoefficacia è basso, percepiamo questi compiti come impossibili da portare a termine e finiamo per abbandonare ogni progetto con autogiustificazioni del tipo “Non ce la potrò mai fare. È inutile insistere”. L’essere umano ha un forte bisogno di sentirsi protagonista della propria vita, di gestire attivamente le situazioni, di dirigere le sue scelte. In mancanza di ciò, si affida agli eventi, con il rischio di farsi sopraffare da un senso di impotenza e di inutilità. L’autoefficacia è inoltre un utile strumento contro lo stress. Avere una buona consapevolezza delle proprie potenzialità rafforza la motivazione e consente di far fronte agli eventi con maggior distacco emotivo. La percezione che abbiamo della nostra autoefficacia può cambiare nel tempo grazie ai rinforzi che riceviamo dalle persone che dimostrano di credere nelle nostre abilità in famiglia, a scuola e nel gruppo di amici. John H. Flavell, uno psicologo statunitense che ha studiato a fondo lo sviluppo cognitivo, sostiene che per sviluppare una conoscenza metacognitiva è necessario padroneggiare quattro tipologie principali di informazioni che riguardano: le attitudini personali; le caratteristiche del compito; le strategie da impiegare per affrontarlo; le condizioni nelle quali deve essere effettuato il compito. La capacità di autoregolare il nostro processo di apprendimento deriva dalla consapevolezza delle nostre reazioni (ansia, prosecuzione dell’attività ecc.) di fronte a un compito e dalla capacità di valutare l’efficacia delle nostre azioni, per adottare all’occorrenza strategie alternative. Chi ha una spiccata capacità di autoregolazione si assume la responsabilità dei propri risultati e anche quando avverte un compito come noioso o difficile, non abbandona l’impegno intrapreso. Il processo di autoregolazione, che è influenzato da una serie di fattori, come l’immagine di sé, l’autostima, l’autoefficacia e le attribuzioni causali, inizia quando rapportiamo il compito che ci aspetta alle nostre possibilità e, in base a questa analisi, ci poniamo degli obiettivi. Nel momento in cui abbiamo fissato degli obiettivi valutiamo le strategie più idonee per raggiungerli pensando all’impegno che ci viene richiesto e ai risultati che possiamo ottenere. Questa capacità di autoregolare il nostro processo di apprendimento ci sarà utile non solo negli studi ma anche nella vita futura.