4.3 Gli effetti fisiologici della concentrazione

Quando leggiamo un testo che dobbiamo apprendere, mentre gli occhi scorrono una riga dopo l’altra, i muscoli nella zona mimica oculare si contraggono, il sangue affluisce al cervello, la pressione del sangue aumenta così come il ritmo della respirazione e il battito cardiaco: tutto il corpo è in uno stato di tensione che comporta uno stress psico-fisico.
L'attenzione si può considerare, sul piano comportamentale, come la capacità di reagire agli stimoli. Alla diminuzione dell’attenzione corrisponde una diminuzione della vigilanza, come avviene normalmente nel sonno, o in particolari condizioni patologiche.
Il processo dell’attenzione impegna in primo luogo la mente ma è accompagnato da fenomeni che interessano tutto l’organismo. Sul piano fisico questo stato di attivazione coinvolge il sistema nervoso autonomo e il sistema endocrino, mentre sul piano psicologico influisce sulla memoria, sull'attenzione, sulla presa di decisioni, sul comportamento. Quando siamo impegnati in un compito, indirizziamo tutte le nostre energie verso quel compito.
Il processo attentivo è accompagnato da fenomeni di concordanza in tutto l’organismo, che si prepara a svolgere un compito difficile e rinuncia ad ogni movimento per risparmiare energia e per eliminare elementi disturbatori. Nel momento in cui ci concentriamo su un compito si contraggono i muscoli nella zona mimica oculare, specie il sopracciliare e il frontale, la circolazione del sangue accelera nel cervello, la pressione sanguigna aumenta, il ritmo respiratorio e cardiaco si altera, si modifica la secrezione salivare: si manifesta insomma uno stato di tensione. Ciò significa che la risoluzione del compito comporta uno stress psico-fisico.