Andrea Cavallo, si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio di Torino. La sua attività concertistica abbraccia il jazz, il rock progressivo, l’improvvisazione estemporanea. È compositore di colonne sonore di cortometraggi ed è arrangiatore. Ha pubblicato diversi CD in Italia, Francia, Brasile, e due libri (per Ananke e Effedi). Musicista e compositore, diplomato in pianoforte presso il conservatorio “G. Verdi” di Torino sotto la guida del M° Raf Cristiano. A seguire si dedica alla musica jazz e contemporary, perfezionandosi con V. Nocenzi del Banco del Mutuo Soccorso e seguendo corsi e masterclass di argomento jazz con insegnanti quali A. Rindone, D. Tione, R. Chicco, A. Zunino. Docente di pianoforte e di varie discipline musicali, Andrea Cavallo (Torino, 1974) svolge regolarmente attività concertistica, sia da solo che in gruppo: la proposta spazia dall’ambito jazz più mainstream a proprie composizioni e lunghe improvvisazioni estemporanee.
 Da anni porta avanti un progetto dal nome “Al cinema, come una volta…” atto alla riproposizione di classici del cinema muto cui effettua una colonna sonora in tempo reale, improvvisando di volta in volta sulle immagini del film.
 Dal 2001 al 2006 ha condotto una trasmissione radiofonica dal titolo Close to the prog, dedicata appunto alla divulgazione del progressive di ieri e di oggi, con retrospettive, ascolti, interviste.
 Ha pubblicato con il gruppo di rock progressivo Contrappunto due album di sue composizioni, Subsidea (1998, PRW, Brasile) e Lilith (2001, PRW, Brasile).
 Nel 2004 abbandonando l’aspetto più rock ma non quello progressive pubblica con il nome Contrappunto Project il disco Elegie d’inverno (Mellow, Italia) e partecipa con proprie composizioni alle seguenti compilation ideate e organizzate dal magazine finlandese Colossus: Dante’s divine comedy – inferno –(2009, Musea, Francia); Dante’s divine comedy – purgatorio – (2009, Musea, Francia); Omero’s iliad progressive duels on grand piano (2011, Musea, Francia).
 A proprio nome due album in piano solo: Racconti piano e forte (2008, Eroica, USA) e Desire (2009, Eroica, USA), dove Andrea esplora nel primo l’improvvisazione libera, raccogliendo una serie di registrazioni effettuate dal vivo, nel secondo propone invece un approccio più organico alla composizione.

Andrea Cavallo

Andrea Cavallo, si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio di Torino. La sua attività concertistica abbraccia il jazz, il rock progressivo,

Volendo fare un paragone, potremmo dire che l’improvvisazione è quanto più si avvicina al linguaggio parlato e che l’esecuzione è simile alla recitazione. Improvvisare ed eseguire/interpretare sono due arti distinte, anche se hanno molti punti in comune: prevedono entrambe la conoscenza della grammatica, di come si sviluppano formalmente le frasi e necessitano allo stesso modo di respiro, ritmo ed espressione.
 Ma la differenza che intercorre tra loro è analoga a quella che passa tra il raccontare una storia e il recitare una poesia. Quando parliamo stiamo improvvisando. Cerchiamo di esprimere dei concetti aiutandoci con il nostro lessico e spesso giriamo intorno alle parole fino a quando non riusciamo a spiegare esattamente quello che vogliamo dire. Cerchiamo nuovi aggettivi, ci correggiamo, ci soffermiamo per approfondire o definire meglio, ci aiutiamo con pause, riflessioni, gestualità.
 Funziona più o meno così anche nella musica.
 Variazioni e invenzioni estemporanee sono una pratica antica, che risale fino alle origini della musica. Tutti i musicisti erano in grado di improvvisare anche su forme molto complesse, da Monteverdi a Bach e a Mozart, solo per citarne alcuni. Con la codificazione del linguaggio e la necessità di scrivere la musica per poterla “fotografare”, analizzare e soprattutto farla eseguire ad altri, l’arte della variazione improvvisata si è un po’ persa nella musica classica, ma è rimasta l’elemento vitale di altre musiche, da quelle popolari fino al jazz, che ne ha fatto il suo grande cavallo di battaglia.
 Questo libro di Andrea Cavallo affronta in modo pragmatico questo nodo cruciale e propone alcune tecniche fondamentali per sviluppare l’istinto partendo dalla conoscenza della grammatica musicale.
 È un testo accurato e approfondito, con spunti pratici funzionali e ottimi suggerimenti per lo studio. Ha il grandissimo pregio di rivolgersi a tutti i musicisti e di non chiudersi in una visione limitata da stili o generi musicali. Per stimolare a fare musica in modo aperto e libero, come è giusto che sia.

Prefazione di Furio Di Castri

Introduzione dell’Autore

I. Primi passi. Scale maggiori, scale minori e relativa costruzione degli accordi

1. Scala maggiore

2. Scala minore

3. Scala pentatonica

Mo’ te tocca #1

II. Triadi

Mo’ te tocca #2

III. Quadriadi

Mo’ te tocca #3

IV. Accordi di nona, undicesima, tredicesima

1. Nona

2. Undicesima

3. Tredicesima

Mo’ te tocca #4

V. Polychords

Mo’ te tocca #5

VI. Accordi per quarte e per quinte

Mo’ te tocca #6

VII. Politonalità

Mo’ te tocca #7

VIII. Modi

Mo’ te tocca #8

IX. Modi a trasposizione limitata

1. Scala esatonale (o per toni interi)

2. Scala diminuita (o tono/semitono-semitono/tono)

3. Sesto modo a trasposizione limitata

4. Polimodalità

Mo’ te tocca #9

X. Modulazioni

Mo’ te tocca #10

XI. Riarmonizzazione

Mo’ te tocca #11

XII. Ritmo

Mo’ te tocca #12

XIII. Percorsi interdisciplinari

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Bene, vediamo come trattare questo : chorus Qui, semplicemente, ho sostituito il primo accordo con uno costruito a distanza di terza (ricordate al solito le proprietà di queste distanze). Poi ho deciso di scendere diatonicamente: se ho costruito un accordo sul Fa, poi l'ho fatto sul Mi, poi sul Re. A quel punto, visto anche lo stop che il pezzo ha, ci voleva un'altra idea. Ho messo un La bemolle, in quanto tritono di Re e pertanto cugino armonico, poi scendendo di mezzo tono ho trovato la dominante della tonalità che mi ha portato alla più classica delle chiusure. Mi piace come suona, diversa dall'originale ma assolutamente pertinente. Magari gliela mando a Paul... MO' TE TOCCA #11 Riparti dagli esempi fatti nel capitolo. Suonati l'originale. Prova a fare una tua riarmonizzazione, possibilmente seguendo una direzione diversa dalla mia. Adesso prendi un altro brano che conosci bene. Facci lo stesso lavoro. Quanto ti è difficile ripensare sotto una luce diversa una cosa che è sedimentata dentro di te? Ora lanciati verso l'ignoto: improvvisa un breve tema, mettici degli accordi. Quando ti pare che sia ok, prova a fare una versione differente di te stesso. Quanto ti è difficile modificare armonicamente una cosa che tu stesso hai creato? Se fai fatica a riarmonizzare, potrebbe essere un problema di conoscenze. Rileggi le parti di questo libro relative agli accordi, può essere che tu le abbia capite ma non ancora interiorizzate.

Volendo fare un paragone, potremmo dire che l’improvvisazione è quanto più si avvicina al linguaggio parlato e che l’esecuzione è simile alla

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