VII POLITONALITÀ Per s'intende normalmente l'utilizzo di due o più tonalità contemporaneamente. Insomma, non va confusa con la modulazione, cioè l'impiego di più tonalità nel corso del brano. Il primo è un fatto sincronico, il secondo diacronico. Ci occuperemo distesamente delle modulazioni, in un capitolo a sé stante. La politonalità dà un effetto di straniamento. Nello stesso istante, in pratica, due sistemi perfettamente coerenti al loro interno si relazionano accidentalmente. Sulla base di quanti sono gli elementi in comune e di come vengono utilizzati si possono ottenere degli effetti interessanti. Cominciamo con un assaggio: politonalità La melodia è saldamente in Re maggiore. Poco altro da aggiungere. L'accompagnamento è, tendenzialmente, in Do maggiore. Nella prima battuta il rigo superiore dispiega i propri arabeschi in Re con sotto una stabile triade di Do: è evidente che l'accordo di Do maggiore in Re non esista, si chiarisce dunque da subito l'intenzione. Nella seconda battuta abbiamo un accordo di Fa maggiore e uno di Sol. Quello di Fa cade proprio in concomitanza con il Fa# della melodia, generando durezza e anomalia, specie se ci aggiungiamo che nell'accordo di Fa è pure presente il Do, cioè proprio i due suoni che differenziano la tonalità di Do da quella di Re.