Il punto di forza, sostiene Messiaen, è che mentre i modi classici sono trasponibili dodici volte (uno per ciascuna tonalità), qui il numero è inferiore. Due, tre, massimo sei volte. Poi si ricade sulle note già suonate. Questi modi hanno il pregio di creare scale che hanno caratteristiche a cavallo tra la modalità, la tonalità e la politonalità. In effetti consentono di portare al limite il concetto di , giusto un attimo prima di arrivare al «comunismo dei dodici semitoni», all'atonalità pura, insomma. Sulla base di quanto detto sopra, ne illustrerò tre: secondo l'elenco fatto da Messiaen si tratta dei primi due in quanto largamente usati ed estremamente versatili e del sesto perché a me piace molto e lo trovo interessante (Messiaen preferiva il terzo, ad esempio). Il resto, come ampiamente ribadito, lo lascio a voi. Visto che il concetto non è certo di facile assimilazione, vi farò subito un bell'esempio. Prendiamo la scala cromatica: pantonalità Essa è il punto di partenza di tutto: tutto ciò che diciamo, in qualche modo, presuppone che alla base ci siano dodici semitoni equidistanti che al tredicesimo ripropongano il suono di partenza. Se preferite vederla diversamente, si tratta di dividere in dodici parti uguali la distanza tra un Do e il Do all'ottava superiore: quello che si chiama temperamento equabile, insomma. La scala cromatica è l'unica scala che comprende tutti i suoni e che pertanto risulta priva di trasposizioni, nel senso che, se anziché dal Do decido di partire dal Do# le note che suonerò sono esattamente le stesse e, soprattutto, non ho modo di poterne trovare e scegliere altre. Tutto chiaro? Bene. 1. Scala esatonale (o per toni interi) Da lì si è cominciato a considerare che, a parte (appunto) quest'ipotesi, in cui 12:12=1, il numero 12 fosse facilmente divisibile per 2, per 3 e per 4. Se 12:2= 6 allora 6x2=12. Insomma, deve esistere una scala con sei suoni che è disponibile solo in due versioni. O, se preferite, data la scala, essa è trasponibile solo una volta. Che mi risulti, il primo ad aver pensato questa roba è stato Monsieur Claude Debussy, con quella che è nota con il nome di scala esatonale: