INTRODUZIONE è certamente la composizione più conosciuta di Giacomo Meyerbeer e quella più di frequente rappresentata. Andò in scena il 29 febbraio 1836 al Théâtre de l’Opéra di Parigi e questo stesso teatro il 21 marzo 1903 celebrò la sua millesima replica. Nel 1936, sempre in quel teatro, venne promossa una ripresa dell’opera per festeggiare i cento anni dal debutto. In quell’occasione arrivarono alla rappresentazione numero 1118. Poi passano 82 anni, fino al 4 ottobre 2018, senza che quel teatro metta mai in scena il melodramma: 1118 in cent’anni contro una volta sola in ottantadue. Ma anche le altre tre principali composizioni di Meyerbeer hanno avuto un simile destino; sempre in relazione alle recite messe in scena all’Opéra di Parigi: dopo quarant’anni dalla sua prima rappresentazione conta settecento repliche, cinquecento in poco meno di cinquanta stagioni, addirittura cento in dieci mesi. Poi a partire dai primi Anni del XX secolo la frequenza si dirada fino a un sostanziale oblio. Queste cifre misurano lo strano destino di questo musicista: celebratissimo nell’Ottocento, praticamente dimenticato a partire dagli Anni Quaranta del Novecento. Peraltro, la sua vicenda personale presenta alcuni aspetti peculiari: tedesco di nascita e formazione, di famiglia e religione ebraica, dapprima si distingue nel panorama musicale del nostro Paese, poi raggiunge la celebrità in Francia, diventando il principale esponente di un nuovo genere di melodramma, quello dei . Un caso, quindi, tra i compositori d’opera, abbastanza singolare e sostanzialmente unico, che mi ha indotto a studiare la vita e le composizioni di questo musicista, e a scrivere poi questo libro. Les Huguenots Les Huguenots Robert le Diable Le Prophète L’Africaine grands opéras