CAPITOLO 2 GLI ANNI ITALIANI (1816–1824) Le prime esperienze in Italia Quando Meyerbeer arriva in Italia ha già 25 anni, non pochi per un musicista di quei tempi, visto che molti suoi colleghi, quasi tutti molto precoci, a quell’età hanno già raggiunto il successo. Ha al suo attivo un paio d’opere, come abbiamo visto, e l’ , oltre alla non rappresentata , ben poca cosa, se oltretutto commisurata con i modesti consensi ricevuti. In effetti, negli anni trascorsi in Germania, Giacomo non ha ancora trovato una sua vocazione precisa, restando in bilico, come abbiamo visto, tra virtuoso di pianoforte e compositore d’opere. E poi la Germania non gli porterà mai fortuna per la rappresentazione delle sue composizioni tedesche, per cui al suo caso si addice perfettamente il detto . Non è il caso di nascondere che il viaggio in Italia ha anche come concreta motivazione quella di sperare di trovare quei successi che finora la patria gli ha negato. Al di là dei consigli di Salieri, anche la sua famiglia lo ha spinto a partire per completare la sua formazione musicale, in particolare per visitare la Francia e l’Italia, che all’epoca erano le vere patrie delle opere liriche. Meyerbeer si è fermato a Parigi per parecchi mesi, quasi un anno, per orientarsi tra i vari generi musicali, e , che in quella città si sono affermati da tempo. Inoltre già qualche anno prima del suo soggiorno parigino, alcuni affermati musicisti, come Luigi Cherubini (1760-1842) e Gaspare Spontini (1774-1851), hanno iniziato a introdurre come embrioni nelle loro opere alcuni tratti caratteristici di un nuovo genere, il , la futura vera vocazione di Giacomo. Ma su questo avremo tempo di tornare. Jephtas Gelübde Alimelek Das Brandenburger Tor «nemo propheta in patria» opéra comique tragédie lyrique grand opéra