PREFAZIONE di Corrado Rollin In una sala malinconica e semideserta di un locale di terz’ordi-ne, Gagnière, pittore melomane un po’ confusionario, sciorina le sue opinioni sui grandi musicisti: Haydn, la sua grazia retorica, una piccola musica tremula, da vecchia nonnina incipriata... Mozart, il genio precorritore, il primo che abbia dato all’orchestra una voce individuale... Ed esistono, questi due, soprattutto perché hanno fatto Beethoven... Ah! Beethoven, la potenza, la forza nel dolore sereno. Michelangelo delle tombe medicee! Un eroe logico, un plasmatore di cervelli, perché sono partiti tutti dalla sinfonia corale, i grandi d’oggi! […] Weber passa in un paesaggio romantico, guidando la ballata dei morti fra salici sconvolti e querce che torcono le loro braccia... Schubert lo segue, sotto la pallida luna, lungo laghi argentati... Ed ecco Rossini, la personificazione dell’ingegno, così allegro, così naturale, incurante dell’espressione, che se ne infischia di tutti... non è davvero il mio autore, ah! no davvero! ma è meraviglioso lo stesso per la ricchezza delle invenzioni, per gli effetti enormi che ricava dalla concertazione delle voci e dalla ripetizione parossistica dello stesso tema... Questi tre, per arrivare a Meyerbeer, un furbo che s’è avvantaggiato di tutto, introducendo dopo Weber la sinfonia nell’opera, strutturando drammaticamente la formula irriflessa di Rossini. Oh! afflati superbi, pompa feudale, misticismo militare, brivido delle leggende fantastiche, grido di passione che attraversa la storia! E le trovate! La personalità degli strumenti, il recitativo drammatico, accompagnato sinfonicamente dall’orchestra, la frase tipica su cui è costruita tutta l’opera... Un grande, davvero, un grande di prim’ordine!