La critica apparsa sui due giornali parigini, e , concentra la sua attenzione sulla scena della piazza di San Giovanni e Paolo (“Siamo figli della notte”), dove sono convenuti i congiurati, ma mentre il primo giornale la loda, il secondo invece nota come la musica non sostenga a sufficienza proprio il momento culminante della rivolta. Problemi con le macchine sceniche dopo la prima, determinano un numero limitato di repliche, solo quattro, ben poche in confronto con le diciassette dei . L’opera frutterà a Donizetti 8000 franchi, avrà una onorevole carriera in Europa (innanzitutto a Londra al King’s Theatre nel maggio del ’35) e in Italia, con un genuino trionfo a Firenze nel 1837. Poi negli anni quaranta dell’Ottocento comparirà anche a New York e a New Orleans. Qualche critico, in sede di rivalutazione di questo melodramma, ha notato che mentre guardano al passato, è composizione innovativa che guarda al futuro, addirittura, con alcune anticipazioni ai temi verdiani de . Una piccola curiosità: l’opera comunque piacque molto a Giuseppe Mazzini perché, a suo giudizio, pervasa da intenso e sincero patriottismo, anche per la presenza di un protagonista più sensibile e vicino alle condizioni delle classi popolari che ai giochi di potere di una aristocrazia crudele. Le Journal des Débats Le Moniteur Puritani I puritani Marino Faliero I due Foscari Lucia di Lammermoor Poliuto Da a Dopo circa due settimane dalla prima del , Donizetti lascia Parigi, si ferma a Roma, dove la moglie Virginia l’aspetta, e insieme in aprile fanno ritorno a Napoli. Ha così inizio un non proprio breve ma intenso periodo, caratterizzato anche, come vedremo, da tanti tormenti, in cui il Maestro bergamasco compone peraltro alcuni dei suoi maggiori capolavori, raggiungendo quella completa maturità artistica e l’attesa consacrazione che gli spianeranno definitivamente la strada per Parigi: seguiremo questo periodo nei suoi momenti essenziali fino all’arrivo nella capitale francese nell’ottobre del ’38. Faliero