CAPITOLO 4 IL CANTO DI AMORE E PSICHE Propongo adesso un' per attirare l'attenzione proprio sulla relazione tra paziente e terapeuta. Questo è un capitolo atipico, in cui non c'è un caso clinico e che sorge solitario nel bel mezzo di capitoli intrisi di riflessioni attorno alla voce in terapia. Tutta l'attenzione è dedicata infatti alla relazione terapeutica che il rapporto tra Amore e Psiche può ispirare. Amore e Psiche, che sono stati oggetto delle mie riflessioni e della mia ispirazione fin dall'inizio della mia formazione in musicoterapia, potranno condurci alla base della loro metafora, sia nella favola evocata da Apuleio, sia nell'opera scultorea del Canova, come un legame importante in questa fase delle nostre attuali riflessioni; questa metafora utilizza, infatti, la voce di Eros/Amore per risvegliare Psiche dal sonno mortale di cui è stata vittima. A mio avviso, il momento narrato può essere inteso come un momento transferenziale, in cui Eros trasforma in voce il contenuto inconscio del transfert di Psiche, che da una condizione di morte psichica, si riconosce in questa voce che la chiama alla vita e la eleva verso un processo di evoluzione. Il resto del contenuto narrativo, sebbene originariamente scritto per la figura del musicoterapeuta, può essere considerato come applicabile a tutte le figure terapeutiche che utilizzano la voce, e quindi anche alla figura dello psicologo. Mi piace anche pensare di aver, involontariamente, riprodotto qui lo stesso criterio di scrittura adottato da Apuleio. Egli inserisce infatti nel suo racconto inaspettatamente, ma per corroborare la storia nel suo complesso. Spero che, anche in questo caso, questa "aria nel baule" trovi un riscontro favorevole presso i lettori prestigiosi. intrusione letteraria La favola di Amore e Psiche Le Metamorfosi Ed io ti porterò più su dove il cielo è come un oblò… Irene Fargo, La donna di Ibsen