POSTFAZIONE di Jean-Michel Vivès Professore di Psicologia clinica e patologica Co-responsabile del Master in Psicologia clinica e Mediazione terapeutica attraverso l'arte presso Université Côte d'Azur Psicoanalista a Toulon Per un' della mediazione terapeutica attraverso la voce esthéthique In questo libro, Agostino Trotta ci presenta un approccio alla musicoterapia incentrato sulla voce. Perché dare alla voce un ruolo così centrale? La mia ipotesi è che ciò sia dovuto non tanto agli incantesimi che potrebbero essere collegati ad essa, quanto al fatto che la voce occupa un posto molto speciale nella dinamica della pulsione e della nascita del soggetto, come mostreremo in seguito. Scegliendo questo approccio, Agostino Trotta ha a che fare con diverse figure mitologiche. Innanzitutto, potremmo dire che questo interesse e uso della voce trasforma il musicoterapeuta nella figura di Orfeo. Orfeo è il poeta-cantante che, dopo la morte della moglie Euridice nel giorno del loro matrimonio, scelse di scendere negli Inferi per strapparla alle Divinità sotterranee. Il suo canto conquistò il terribile Ade, che accettò di restituirgli Euridice, alla condizione esplicita che non si voltasse mentre tornava nel mondo dei vivi. Orfeo non è in grado di farlo e perde la sua amata moglie una seconda volta, questa volta per sempre. Ciò che è perfettamente indicato nel mito è la necessaria disgiunzione tra lo sguardo e la voce. La voce nasce dalla perdita di un oggetto rispetto al quale non si deve più volgere lo sguardo (in dietro). Ogni canto è un'invocazione di questo oggetto che lo convoca al di là della sua stessa assenza.