RIFLESSIONI E per concludere questo capitolo basato su alcune esperienze personali con la mia voce, cerco di rispondere alla domanda posta in precedenza: perché cantiamo? Questo argomento è stato trattato a lungo anche da autori di riferimento, e sappiamo che i miti e le religioni, e soprattutto la filosofia, hanno cercato di spiegare le ragioni di questa necessità. , semplicemente vocalizzando, ma il meccanismo che si cela dietro questo semplice vocalizzare appare più complesso, come cercherò di sviluppare nel caso clinico a venire. La vocalizzazione è lo strumento più naturale che ci è consentito di avere e che tutti, anche le persone con linguaggio ridotto, possono utilizzare. Questo canto ci ricorda gli uccelli che comunicano in coppia, per accoppiarsi e quindi dare la vita. Il canto degli uccelli è stato utilizzato molte volte nella musica, ad esempio in di Merope di Geminiano Giacomelli ed eseguito più volte da Farinelli per alleviare il dolore del sovrano spagnolo, Filippo V. La canzone di una celebrità del palcoscenico barocco che imita il canto dell'usignolo… Tutto questo ci porta a pensare che anche la musica più alta è probabilmente ispirata dalla naturalezza del canto vivificante della natura. Ma anche alla voce del bambino che, per sentirsi vivo e avere un posto nella realtà, vocalizza, canta. Tutti abbiamo bisogno di sentirci vivi e di avere il nostro posto nella realtà, il che è anche uno dei motivi per cui la terapia vocale è utile e interessante. Quando le avversità ci fermano, non dobbiamo permettere alla voce di smettere di cantare, come nel caso della Sirenetta di Andersen che tra poco andremo a sviluppare. Dobbiamo continuare a vocalizzare per far sentire agli altri che siamo presenti e per armonizzare l'ambiente con le nostre vibrazioni vocali, in modo che il mondo diventi un po' più simile a noi. Cantiamo prima di parlare Quell'usignolo che innamorato