Via dall’Italia: dopo Vienna anche Parigi e Londra Lasciata dunque Vienna, dopo i notevoli successi ottenuti, anche sul piano economico, e con queste nuove disposizioni d’animo, Rossini si ritrova nella sua villa a Castenaso con un nuovo e ultimo impegno in Italia: riposarsi approfittando delle belle sere d’estate, ma soprattutto comporre un’opera nuova per il Teatro La Fenice di Venezia per il quale ha firmato un contratto. Ottima occasione di tornare nella città lagunare dove aveva portato all’esordio tante sue opere, visto che comunque si era impegnato, per l’autunno, a soggiornare a Verona, invitato dallo stesso Principe di Metternich a partecipare al Congresso della Santa Alleanza, una sorta di G7 dell’epoca. Tra i tanti festeggiamenti in onore delle varie teste coronate, dall’Imperatore d’Austria allo Zar di tutte le Russie, convenute per il Congresso stesso, vengono rappresentate due sue nuove cantate, La Santa Alleanza appunto e Il vero omaggio (rifacimento invero di un’altra cantata di circostanza, La riconoscenza, composta a Napoli). Terminate queste doverose composizioni e gli impegni mondani, si tratta ora di presentare per l’imminente Carnevale del 1823 una nuova opera adatta a Venezia e ai suoi melomani: la scelta cade sulla Semiramide, testo di Voltaire (1694-1778) riadattato da Gaetano Rossi (1774-1855), poeta ufficiale della Fenice. Semiramide è una regina leggendaria, fondatrice di Babilonia, le cui gesta sono state già musicate da molti compositori barocchi su di un testo dovuto a Metastasio (1698-1782). Ma ecco la novità: questa di Rossini non ha nulla a che vedere colle precedenti versioni metastasiane e narra una vicenda ben più drammatica nella quale alla fine la regina morirà. Ci soffermiamo un momento su quest’opera perché possiede alcune caratteristiche musicali che saranno poi anche adottate in parte nelle grandi composizioni in francese scritte per il Théâtre de l’Opéra di Parigi. Il pubblico veneziano, a differenza di quello napoletano, è più conservatore, non gradisce certo le notevoli innovazioni sperimentate con Ermione, Maometto II, Zelmira e le altre opere del periodo napoletano.