Capitolo 3 Le Siège de Corinthe Dal Maometto al Le Siège Dopo le repliche del Rossini si ammala e si chiude in casa per diverse settimane: soffre il caldo che in quella estate del 1825 a Parigi è soffocante ma avverte anche le avvisaglie di quelle crisi depressive che poi caratterizzeranno molto spesso la sua vita. E poi ci sono le preoccupazioni per la gestione del Théâtre Italien, «che è maledetto da tutti gli dèi» come scrive Rossini stesso, e con seri problemi di bilancio. Paër continua a giocargli contro, ma altri problemi sorgono di continuo. In effetti la sua mansione, che oggi si chiamerebbe di direzione artistica, la svolge benissimo: prova ne sia nell’ottobre una messa in scena di Cenerentola dove per la prima volta a Parigi chiama a cantare, per un grandissimo successo, Giovanni Battista Rubini. Meno gli si confanno invece i compiti di “impresario” che lo affaticano e lo innervosiscono molto. Infatti verso la fine dell’anno scoppia un vero impiccio in preparazione di un allestimento di Semiramide. Sono scritturate per il ruolo di protagonista sia la Pasta sia Joséphine Fodor Mainvielle (1789?-1870), soprano francese, reduce dai trionfi napoletani del San Carlo. Le due si guardano in cagnesco, indispettite per doversi alternare nel ruolo, con la prima ben vista dal pubblico e la seconda difesa dalla direzione del teatro che le aveva promesso la parte per l’andata in scena della prima. Il dissidio finisce anche sui giornali per la gioia dei critici ma anche del pubblico che, stanco che il Maestro non si decida a presentare una nuova opera in francese, lo incolpa per la sua pigrizia. La lite per le primedonne finisce malissimo in quanto alla prima recita di Semiramide, l’8 dicembre, alla Fodor va via la voce, conclude a mala pena la sua performance e da allora non si riprenderà mai più, finendo la carriera anticipatamente. Viaggio a Reims