CAPITOLO VI

Educare come atto rivoluzionario

Presto dovremo affrontare la scelta fra ciò che è giusto e ciò che è facile1.

Come genitori, ci troviamo in una posizione molto particolare. Anche se scegliamo di affiancare discretamente i nostri figli con rispetto dei loro sentimenti e bisogni, guidandoli con gentilezza nella loro crescita, la responsabilità resta nostra: la loro vita è nelle nostre mani, e spetta a noi prendere per loro conto innumerevoli decisioni che possono fare la differenza nelle loro vite. Noi siamo il tramite fra i bambini e la società, e ogni giorno mediamo fra i bisogni dei nostri figli e le richieste che ci provengono dalla società. Possiamo farci portavoce dei bambini nei confronti della società, e viceversa della nostra cultura verso i bambini; solo noi abbiamo la piena responsabilità e libertà nel decidere in quale misura tenere conto di queste due istanze, che possono a volte anche presentarsi in maniera conflittuale. Possiamo rivolgerci ad esperti (medici, pedagogisti, psicologi, nutrizionisti, eccetera) per avere informazioni e suggerimenti ma, alla fine, la responsabilità della decisione se seguire o meno le loro indicazioni è sempre nostra.


Siamo i custodi di aree particolarmente delicate riguardanti i diritti dei nostri figli: il diritto alla salute, all’educazione, alla sicurezza, al benessere psicologico. E mentre su questi diritti non si discute, può succedere che la nostra visione su quale sia il modo migliore per garantire ai nostri figli la salute, l’educazione, la sicurezza e la felicità non sia condivisa da altri soggetti con i quali condividiamo queste responsabilità: l’altro genitore, insegnanti, giudici, assistenti sociali, lo Stato e le sue leggi o ordinanze. E in questo caso la situazione si fa piuttosto spinosa e sta ancora una volta a noi la responsabilità di come gestire questi conflitti, fin dove spingerci nel difendere ciò che consideriamo la scelta migliore; possiamo cercare di non collidere e di non colludere con chi esercita pressioni per scelte diverse dalle nostre, ma non sempre questo è possibile e allora ci troviamo di fronte a dilemmi etici e morali anche molto impegnativi, dovendo decidere se, in quale misura e fino a quale limite la nostra funzione è quella di educare e attrezzare i nostri figli per il mondo che è, oppure quella di sostenerli in modo che possano essere pienamente se stessi, costruttori del mondo che potrebbe essere.