“E questo – aggiunse il Direttore sentenziosamente – questo è il segreto della felicità e della virtù: amare ciò che si deve amare.”1
Andrea è a tavola con la mamma e il papà. Oggi c’è pesce. Lui odia il pesce e sta fissando quello nel suo piatto, e guardando di sottecchi il padre. Poi guarda la madre, la quale guarda il padre e poi di nuovo suo figlio, sollevando le sopracciglia. Non c’è bisogno di dire nulla: Andrea sa che se provasse a dire qualcosa verrebbe obbligato e anche punito severamente, così manda giù con sforzo un boccone dopo l’altro, in silenzio.
Eleonora è a tavola con i suoi genitori. “Non mi va il pesce”, dice. “Il pesce contiene fosforo e rende intelligenti. Tu vuoi essere stupida?” dice il padre. “Ma a te piace sempre il pesce”, dice la mamma “se non ti andasse davvero potresti lasciarlo, ma per un capriccio no, mi daresti davvero un dispiacere”. E allunga la forchetta con il boccone di pesce verso la bocca di Eleonora.
Queste due scenette ipotetiche e del tutto semplificate rappresentano, senza esaurire le innumerevoli situazioni che possono verificarsi attorno a un tavolo da pranzo, due diversi approcci educativi, rispetto a una situazione di disaccordo fra le richieste del bambino e quelle dei genitori: il primo con approccio autoritario impone le scelte dei genitori, e il secondo ugualmente cerca di costringere, ma attraverso la manipolazione e l’induzione al consenso. Ci occupiamo qui soprattutto del secondo scenario.
La pedagogia nera si distingue dal semplice autoritarismo perché richiede che il bambino soggetto a questo tipo di educazione non sia consapevole di essere stato forzato dentro un sistema di norme e di credenze, e opera in modo che l’imposizione delle regole non sia percepita come tale ma sia assorbita acriticamente e fatta propria. Infatti il bambino è indotto a pensare che verrà accettato e giudicato “bravo” solo se rinnegherà i suoi sentimenti e si atterrà ai modi di sentire e di comportarsi che rispondono alle aspettative dei genitori. Quel bambino, una volta diventato adulto, replicherà inconsapevolmente sui figli lo stesso tipo di manipolazione che aveva subìto da bambino. Ma non sarà solo a causa del retaggio del passato. Lo stesso tipo di pressione e manipolazione subite dai genitori nella propria infanzia viene infatti replicato dalla cultura dominante anche nel presente, facendo intendere loro che per essere accettati e riconosciuti dalla comunità come “bravi genitori” si dovranno attenere a certi comportamenti, e che i sentimenti di compassione che provano verso i loro figli (per esempio, quando piangono la notte e vogliono essere presi in braccio) sono sbagliati e riprovevoli.
In questo capitolo passeremo in rassegna alcuni metodi di manipolazione, osservandone le conseguenze non solo sui bambini che li subiscono, ma anche sui genitori che li mettono in atto.