PRIMA PARTE - Il sistema di calma e connessione

III
Un equilibrio necessario

Questo libro descrive un meccanismo fisiologico che, in un certo senso, assomiglia alla reazione di attacco o fuga e, allo stesso tempo, è proprio il suo opposto. Infatti non serve per mobilitarci a difenderci, ma per rallentare e facilitare la crescita e il recupero. Una risposta attiva, come quella drammatica di attacco o fuga, è facile da riconoscere, mentre l’altro meccanismo si lascia evidenziare un po’ come una fotografia a partire dal negativo. Quando il bianco diventa nero e il nero bianco, quello che all’inizio era invisibile si rivela. Proprio lo stesso accade per il sistema di calma e connessione: tutti ne siamo consapevoli in modo intuitivo, ma pochi tra noi sono abituati a osservarlo attentamente come un fenomeno a sé stante, l’opposto del sistema di attacco o fuga.

Attacco o fuga

Grazie a un ingegnoso sistema di segnali, il corpo umano è fatto per interagire con l’ambiente in ogni momento e reagire in ogni situazione in modo ottimale ai fini della sopravvivenza individuale e, di conseguenza, della propagazione della specie. Lo stress, sia fisico che psicologico, porta il corpo a mobilizzare tutte le energie disponibili per affrontare un pericolo, finché non risolviamo il problema e possiamo tirare il fiato.


Nelle situazioni difficili e di forte pressione noi reagiamo praticamente allo stesso modo dei primi esseri umani, i nostri antichi progenitori. Ora come allora il nostro sistema fisiologico fa leva sulla sua intelligenza innata nell’interesse della sopravvivenza. Esistono due principali possibilità di azione: o ci difendiamo attivamente da quello che ci minaccia, o scappiamo via. In alcune circostanze succede anche di ricorrere a una risposta passiva, la versione umana della capacità di alcuni animali di “fare il morto”.


Pensate all’ultima volta in cui vi siete davvero arrabbiati o eravate spaventati. Vi ricordate come il cuore ha iniziato a battere più in fretta e più forte? Sotto stress, la frequenza e l’intensità del battito cardiaco aumentano e, di conseguenza, anche il flusso sanguigno ai muscoli. Inoltre il fegato rilascia l’energia immagazzinata sotto forma di glucosio, che fornisce ulteriore carburante ai muscoli. Si potrebbe affermare che diventiamo più forti, mentre il corpo si prepara a funzionare a massimo regime.


Questa non è l’unica reazione che aumenta il potenziale di prestazione fisica. Le vie respiratorie si dilatano e il respiro si fa più rapido; in tal modo, il corpo aumenta la ventilazione e si alza il livello di ossigeno nel sangue. Le pupille si dilatano per ampliare il campo visivo, poter vedere meglio in tutte le direzioni e quindi identificare più facilmente un possibile pericolo.

Chi ci ha visto in queste condizioni, potrebbe aver notato un cambiamento di colore della pelle: a causa di una minore o maggiore circolazione sanguigna cutanea, possiamo impallidire dalla paura o arrossire dalla rabbia, a seconda della situazione. A un livello non visibile, anche la circolazione nello stomaco e nell’intestino cambia e l’intero apparato digerente ne è influenzato. Diminuire l’apporto di sangue e l’attività in certe parti del corpo è uno dei modi in cui l’organismo, nella sua infinita saggezza, risparmia energia per poterla utilizzare là dove più ce n’è bisogno. Non è importante digerire il cibo e immagazzinare nutrienti quando è in gioco la sopravvivenza.


In situazioni di stress o difesa, l’attivazione della parte simpatica del sistema nervoso autonomo, che regola le funzioni involontarie del corpo, porta a un aumento dell’attività cardiaca e a un maggiore flusso sanguigno ai muscoli coinvolti nel movimento. In tal modo, vengono garantite le condizioni necessarie per grandi sforzi. La noradrenalina svolge un ruolo importante affinché tutto ciò avvenga. Le ghiandole surrenali si attivano e liberano nel sangue gli ormoni dello stress adrenalina e cortisolo. Nella seconda parte verrà spiegato in dettaglio in che modo il sistema nervoso centrale avvia queste reazioni.