Perché scrivere un piano di recupero postnatale? La doula postnatale Jojo Hogan, fondatrice del movimento “Slow Postpartum”, ha ideato una magnifica
analogia con il matrimonio:
“Se il parto è come il giorno del matrimonio (un sacco di preparativi, alte aspettative, essere al centro dell’attenzione, dura circa un giorno,
ricevi qualcosa di speciale alla fine), allora il periodo post parto dovrebbe essere come la luna di miele (stessa quantità di preparativi e
investimenti. Tempo, spazio e privacy per rilassarsi, creare un legame e innamorarsi. Un sacco di persone e di servizi intorno per prendersi cura di
te e un ambiente tranquillo e incantevole in cui tutti i tuoi bisogni sono soddisfatti per qualche giorno o qualche settimana).”
Quindi allo stesso modo in cui organizzi un viaggio di nozze, vale la pena stabilire dei piani per il tuo viaggio di maternità. E come per la
pianificazione del parto, il punto non è avere un piano rigido: la magia non è nel “piano”, ma nel processo di esplorazione delle opzioni e nel riunire
le informazioni, così da avere un’esperienza il più positiva possibile, a prescindere da quello che succederà. Non puoi sapere in anticipo come ti
sentirai, o quali imprevisti la vita potrebbe metterti davanti, quindi vale la pena riflettere su tutte le opzioni possibili. In questo modo, a
prescindere da come il tuo bambino verrà al mondo e come finirai per sentirti una volta a casa con lui, avrai almeno una qualche forma di sostegno
pronta.
Come doula per il parto ho aiutato molte donne a scrivere tre piani per il momento della nascita: uno per la situazione ideale, uno per gli imprevisti
(ad esempio, un cambiamento nel luogo del parto, travaglio indotto, parto strumentale, ecc.) e uno per il parto cesareo. Mi ricordo vividamente una
coppia che partecipava alle mie lezioni all’NCT. La data prevista per il parto era passata e venivano spinti ad acconsentire all’induzione. Mi hanno
assunto come doula all’inizio del travaglio, e mi è stato permesso di entrare in sala operatoria quando hanno avuto un cesareo (la mia unità sanitaria
locale solitamente ha una politica per cui è ammessa una sola persona). Sono andata da loro a casa e poi con loro in clinica per le tante ore di
travaglio. Alla fine, il bambino semplicemente non usciva. Sono stati assertivi riguardo i loro desideri durante il travaglio e una gentile ginecologa è
uscita dal reparto di ginecologia per parlare con loro, e hanno acconsentito ad essere trasferiti nella sala parto per un cesareo. Mentre ci spostavamo
con una certa fretta, non siamo riusciti a portare le borse con noi. Per fortuna avevo una copia dei loro piani per il parto nella mia borsetta. Li ho
tirati fuori e non solo la ginecologa ha letto le loro preferenze e ha acconsentito a sostenerle tutte, ma una solidale ostetrica si è anche assicurata
che tutta l’equipe leggesse il loro piano per il cesareo e ha contrattato perché potessi entrare anche io nella sala operatoria. È stato un parto
bellissimo. Il bambino è stato messo sul petto della madre per un contatto pelle a pelle praticamente subito, ed erano immersi in una dolce bolla di
ossitocina. Quando li ho incontrati dopo il parto la madre mi ha detto: “Quando ci hai suggerito di scrivere un piano per un parto cesareo non mi è
piaciuto per niente, ma alla fine questo ha significato che abbiamo avuto un’esperienza davvero positiva del parto, perché ci siamo sentiti ascoltati e
rispettati”.
Questo dimostra quanto l’immaginare più situazioni possibili, appuntarsi delle idee su come potersi riposare, avere una sana alimentazione, ricevere dei
trattamenti di cura del corpo e avere un sostegno sociale ti metta in una posizione di maggiore forza, a prescindere da quello che succederà.
Può succedere di incontrare persone che svalutano le tue idee, come quando stai scrivendo un piano per il parto. “Non puoi pianificare il parto” è una
frase comune usata per bocciare questo tipo di piani. E dato che i piani postnatali sono un concetto ancora più nuovo potresti incontrare un po’ di
negatività. Le persone potrebbero dire “Non puoi pianificare il recupero post parto”, oppure “Non ne hai bisogno”. Ti consiglio di scegliere
attentamente chi sarà parte della tua squadra di sostegno e con chi parlarne, a seconda di come è probabile che siano queste persone, se di sostegno o
sprezzanti.
Un altro aspetto importante è gestire chi viene a farti visita. Questo potrebbe avere un impatto su ogni aspetto del tuo recupero, nel bene o nel male,
e in particolare sulla capacità di riposare, ma anche sul ricevere un po’ di aiuto per le faccende. Potresti trovarlo difficile, perché in un mondo in
cui vengono esaltati l’essere occupati e il “tornare alla normalità” ho visto molte madri sentirsi in colpa all’idea di riposare o di rifiutare di
ricevere visite. Ma come doula ho visto neomamme esaurirsi a causa della corrente di persone (che erano tutto meno che di aiuto), e anche neogenitori
sentirsi non rispettati nei loro tentativi di imparare a conoscere i loro bambini. Può diventare anche molto complicato se i parenti che vengono
dall’estero e si stabiliscono a casa tua non sostengono integralmente le tue scelte.
I diavoli che vengono a fare visita ai neogenitori arrivano senza avvertire molto presto dopo il parto (a volte si presentano anche in ospedale o in
sala parto). Portano un regalo simbolico per il bambino ma niente che possa essere utile a te. Si aspettano di essere serviti e vogliono coccolare il
bambino, anche se, in questa prima fase, ciò potrebbe non farti sentire a tuo agio. Danno un sacco di consigli “benintenzionati” su come tu stia
sbagliando tutto e minano il tuo già fragile senso di sicurezza. Quando poi se ne vanno tu hai saltato il tuo riposino, di cui avevi molto bisogno, il
bambino è nervoso per essere passato in braccio a troppi estranei, la casa è piena di briciole e tazze e piatti sporchi e tu ti senti fisicamente ed
emotivamente esausta. Gli angeli che vengono a fare visita ai neogenitori controllano quale sia l’orario migliore per passare, rispettano il vostro
bisogno di avere qualche giorno per voi stessi dopo il parto, portano un manicaretto e un voucher per un messaggio postnatale, ti preparano una tazza di
tè e uno snack, coccolano il bambino solo se tu lo proponi e possono mandarti a fare un pisolino o un bagno, e fanno una lavatrice o lavano i piatti nel
frattempo, e portano fuori la spazzatura mentre se ne vanno.
Tenere lontane le persone che possono non essere di aiuto può essere una sfida. Potrebbe essere utile discutere le vostre aspettative in anticipo. Se
non vuoi gente che venga a farti visita, ma non vuoi affrontarli, allora un appiccicare un biglietto alla porta con “neomamma e bambino a nanna”
potrebbe funzionare. Un’altra soluzione è rimanere a letto, o almeno in pigiama.
Non abbiamo avuto nessuno che ci venisse a fare visita per circa un mese, a parte la mia doula e mia mamma che mi aiutava con gli altri figli e
faceva il bucato. Siamo stati gentili ma molto espliciti con familiari e amici e tutti sono stati sorprendentemente comprensivi. Mi dispiace che ci
siano voluti tre figli per avere il coraggio di mettere i bisogni della nostra famiglia al primo posto. Questo ha reso il mio recupero molto più
facile e la transizione di un nuovo fratello molto più dolce con gli altri figli.
Phyllida Warmington
Io e mio marito siamo entrambi olandesi quindi le nostre famiglie abitano all’estero. Mia madre era presente al parto (per nostro desiderio) e ha
aiutato sia me che mio marito durante il travaglio. Dopo il parto faceva il bucato e lavava i piatti e mi ha aiutato nell’avviare l’allattamento. Il
resto della famiglia è arrivato quando mia figlia era nata da due giorni e ha rispettato la mia privacy. I miei suoceri mi hanno lasciato spazio,
uscivano dalla stanza quando allattavo e per tutto il tempo che sono stati lì ci hanno offerto cibo e bevande. Mia mamma si occupava principalmente di
me, mi aiutava e faceva qualsiasi cosa le chiedessi. Gli amici chiedevano sempre se potevano passare e non erano invadenti. Non si trattenevano troppo
a lungo e mi chiedevano sempre come stessi. Le infermiere che venivano a domicilio erano molto di aiuto e si assicuravano che andasse tutto bene, ci
aiutavano per il cosleeping/condivisione del letto e alcune sono venute per assistermi durante l’allattamento al seno. Mia figlia era affetta da
anchiloglossia e abbiamo fatto tagliare il frenulo linguale privatamente da un’ostetrica che, di nuovo, dopo averlo tagliato, ci ha aiutato a far sì
che la bambina si attaccasse bene. Ho avuto un gruppo del corso prenatale fantastico, tutti ci sentivamo per sapere come stavamo a ogni ora della
notte!
Fiona Mulder
Le persone giuste, quelle che capiscono davvero di cosa hanno bisogno i neogenitori, possono fare un mondo di differenza nella tua vita, in senso
positivo.