Una volta nel Regno Unito la prassi post parto era la medesima che ho descritto nel capitolo precedente: un periodo
di almeno un mese dopo il parto in cui la famiglia/comunità si stringeva attorno alla madre e tutto ciò che dovevamo fare era riposarci. Eravamo
tranquille sapendo che altre mani erano disponibili per prendere in braccio il bambino, assumevamo cibi nutrienti che ci sostenessero, potevamo imparare
a conoscere il nostro bambino e accrescere la nostra sicurezza nel ruolo di madri, aiutate da altre madri con esperienza. Fino a cento anni fa c’era una
usanza chiamata “lying in” (“restare a letto”), che durava dalle due settimane ai due mesi. Per esempio, nella seconda metà del XVIII secolo e
la prima metà del XIX secolo in Scozia:
“Era consuetudine per la neomamma rimanere a letto per un mese dopo il parto. A causa della credenza popolare che il parto la rendesse “impura”,
durante questo periodo non poteva condividere il letto matrimoniale o svolgere i lavori di casa, che quindi erano presi in carico dal marito, dalle
amiche o in alcuni casi anche da un’infermiera pagata. In Inghilterra, come suggerisce Wilson, la neomamma era confinata a letto nella stanza del
parto, che veniva riscaldata e tenuta al buio, da tre a quattordici giorni, durante i quali potevano farle visita solo donne. (…) Il suo mese di
reclusione finiva con una cerimonia in chiesa detta “churching”, dopo la quale veniva reintegrata completamente nella società.”1
È interessante notare che il calore era considerato importante anche in Occidente. L’ostetrica Siobhan Taylor mi ha raccontato:
“Che la madre stesse al caldo era considerato importante anche nella California di 25 anni fa. Nel reparto maternità dove lavoravo c’era un forno
riscaldante alto quasi due metri in cui venivano messe lenzuola di flanella usate per fasciare la madre dopo il parto. Era di aiuto nella fase dei
brividi che molte donne attraversano e anche nell’espellere la placenta.”
In Europa e in America storicamente era presente una tradizione di sostegno reciproco nella comunità e nel vicinato durante la gravidanza e il post
parto, ed è andata avanti fino a tutto il XIX secolo. L’aumento dell’urbanizzazione e la stratificazione sociale hanno avviato la tendenza ad assumere
un aiuto, invece che contare sul sostegno della comunità. Entro il XX secolo il sostegno sociale era praticamente sparito. Nell’America coloniale il
periodo dello “stare a letto” durava dalle sei alle otto settimane, durante le quali la donna riposava e altri membri della comunità si prendevano cura
della casa e degli altri bambini2.
Nel Regno Unito ci sono ancora tracce del periodo di 40 giorni in cui restare a letto. Nel 1902 la legislazione britannica sulla pratica ostetrica
definì di dieci giorni il periodo necessario in cui restare a letto dopo la nascita, durante il quale la madre doveva riposare ed era aiutata da
un’ostetrica. Sembra che le donne apprezzassero molto questo periodo di tempo3, ma gli sviluppi nell’ambito della maternità e nelle routine
ospedaliere hanno portato ad altri risultati, come le dimissioni dall’ospedale dopo 24 ore. Molte mamme nel Regno Unito riprendono i lavori di casa a
una settimana dal parto e poche hanno la possibilità di ricevere aiuto da donne della parentela che abitano nelle vicinanze. In linea generale, a
paragone con il sostegno pratico messo in atto per le neomamme cinesi, non ricevono le stesse cure nemmeno dalle loro stesse madri4.