Dei quattro cardini del recupero postnatale il riposo è probabilmente il più importante. Indipendentemente da ciò
che dicono le ricerche, dovrebbe essere di buon senso il fatto che quando una donna ha fatto crescere e partorito un bambino dovrebbe avere la
possibilità di riposarsi e rimettersi.
Se si pensa ai classici disturbi che la gravidanza può causare, a quanto siano stanche le donne durante il terzo trimestre (la gravidanza è divisa in
trimestri, il primo va dal concepimento al terzo mese, il secondo dal quarto al sesto mese e il terzo dal settimo al nono); al fatto che molte donne
spesso hanno un travaglio di più giorni senza dormire, e che può anche terminare con un intervento chirurgico importante all’addome, sembra davvero da
pazzi che assicurarsi che lei possa riposarsi e riprendersi non sia la normale amministrazione e una questione prioritaria. Per non parlare del fatto
che dopo il parto lei è responsabile della sopravvivenza di un bambino vulnerabile e bisognoso di attenzioni.
Se qualcuno avesse programmato un intervento chirurgico all’addome per qualsiasi altro motivo, e gli venisse detto “Ah, e comunque, dopo l’intervento
dovrai badare a un piccolissimo, insonne bambino 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e ti dovrai svegliare almeno ogni due-tre ore per dargli da mangiare” puoi
star sicuro che quella persona direbbe “Ma sei matto? È impossibile! Sarò reduce da un importante intervento all’addome!”. Anche con un parto vaginale
normale una madre ha ancora disperatamente bisogno di riposo. Ecco perché una volta le madri erano aiutate dai familiari.
Tutti sappiamo quanto sia sfiancante essere neogenitori, e ci sono molte vignette e battute sulla loro mancanza di sonno. Tuttavia sembra che non venga
riconosciuto il fatto che lo sfinimento non è qualcosa a cui bisogna adeguarsi. La stanchezza estrema si può evitare, o almeno minimizzare, con il
giusto sostegno.