Care mamme,
questo libro è dedicato a voi, che giorno dopo giorno allattate i vostri bimbi con affetto e costanza e li vedete crescere sani e felici. Voi che siete consapevoli che il vostro latte è l’alimento più importante per tutto il primo anno di vita e che i suoi benefici non verranno meno neppure negli anni successivi.
Allattare al seno un bimbo grandicello – e per “grandicello” intendiamo oltre il primo anno di vita – è un comportamento sano e naturale, che ha forti sviluppi positivi sulla sua salute fisica ed emotiva.
L’esperienza mi insegna che per tante di voi, care mamme, arriverà il momento in cui inizierete a domandarvi se proseguire o porre fine a questa bella esperienza. Ma è probabile che quel giorno vostro figlio sia ancora del tutto all’oscuro della possibilità di rinunciare al vostro latte: inizierà la giornata come al solito, sapendo che – quando avrà fame, sete o bisogno di affetto e contenimento – voi sarete lì per lui, come anche lo sarà il vostro latte.
Può succedere che l’esigenza di concludere l’allattamento al seno arrivi prima per la mamma che per il bambino: quando i piccoli sentono di non avere più bisogno del seno della madre semplicemente non lo chiedono più o con molta naturalezza lo rifiutano se viene loro offerto. Quindi perché dovreste scegliere di interrompere l’allattamento prima che sia vostro figlio a chiedervelo? Sono certa che mentre leggerete queste righe vi affioreranno alla mente tante possibili risposte:
“Sono tanto stanca”
“Il mio bambino è troppo grande”
“Ho voglia di dormire una notte intera”
“Mi piacerebbe dormire solo con mio marito”
“Devo tornare al lavoro”
“Vorrei riappropriarmi del mio corpo”
“Vorrei indossare un bel vestito senza bottoni o cerniere”
“Mio marito dice che il latte non serve più, ormai è solo acqua”
“I miei parenti non capiscono perché lo allatto ancora”
“I miei conoscenti mi guardano male”
“E se poi non smette più?”
“Non avrà mica dei problemi psicologici?”
“Mi sento giudicata”
Questi sono solo alcuni esempi dei pensieri che potrebbero attraversare la vostra mente e indurvi a compiere la scelta di interrompere l’allattamento. Ne avete trovato uno che fa al caso vostro? Allora fate così. Al fondo del libro potrete trovare un paio di pagine bianche. Potrebbe esservi utile mettere nero su bianco i motivi per i quali potreste prendere in considerazione l’idea di smettere di allattare. Scrivete tutto ciò che vi viene in mente e poi lasciatelo lì, non pensateci più. Quando avrete terminato la lettura di questo testo, riaprite quelle pagine e provate a domandarvi se queste motivazioni valgono ancora, per voi, o possono essere tranquillamente depennate.
L’intento di questo libro, care mamme, è di aiutarvi a terminare l’allattamento con serenità, senza fatica e camminando passo passo con il vostro bambino. Non troverete scritto in alcuna pagina a che età del vostro bimbo potrete iniziare il percorso che porterà alla conclusione dell’allattamento, perché non esiste un’età che va bene per tutti: ogni bambino smetterà di succhiare quando sarà pronto per farlo. Niente paura, prima o poi tutti i bimbi smettono di succhiare, però è comprensibile che in alcune situazioni l’allattamento sia vissuto con fatica e la tentazione di concluderlo sia davvero forte. Potreste ritrovarvi a pensare che, dopo, tutto sarà più facile, ma non è necessariamente così: per esempio, anche dopo aver terminato l’allattamento alcuni bambini continuano a svegliarsi la notte e aiutarli a riprendere sonno senza il seno può essere più complicato. Molto spesso la fatica nell’accudire un bambino viene imputata quasi del tutto all’allattamento, tuttavia prendersi cura di un bimbo può essere sfibrante a prescindere dalle poppate al seno.
Quindi, dopo che avrete terminato di leggere questo libro, starà a voi prendere una decisione: forse il vostro intento iniziale era di terminare l’allattamento e invece lo porterete avanti, oppure manterrete il vostro proposito. In quest’ultimo caso la differenza starà nella modalità con cui smetterete di allattare, ovvero rispettando le necessità e la sensibilità di vostro figlio. Detto con più semplicità, questo significa che la fine dell’allattamento non implica necessariamente la frustrazione o la sofferenza del vostro bimbo. Basta solo procedere a piccoli passi.
Durante i miei numerosi anni di lavoro come ostetrica e consulente professionale in allattamento materno IBCLC, mi sono spesso trovata di fronte a mamme che mi chiedevano come smettere di allattare e speravano in una ricetta semplice ed efficace. Purtroppo non funziona così: non esiste una metodologia infallibile, c’è solo un elenco di passaggi da seguire. Nella maggior parte dei casi tutto procede per il meglio, ma la questione può essere più complicata nel caso in cui la madre sia determinata a interrompere l’allattamento a dispetto dei desideri del figlio. La chiave è iniziare a vedere questa fase come un percorso di crescita da intraprendere con i vostri bambini. In fondo, prendersi cura di un figlio – dal concepimento in avanti – altro non è che un percorso che ognuno compie portando con sé la propria storia personale. Ma si tratta anche di un cammino grazie al quale spesso i genitori possono guarire se stessi, superando le esperienze difficili o tristi che hanno vissuto durante l’infanzia.
Smettere l’allattamento non è una punizione per un bambino, né un modo di far passare un vizio alla coppia madre e figlio, ma rappresenta un’opportunità per fare un passo ulteriore, per andare oltre e lasciarvi alle spalle un’esperienza che porterete sempre nel cuore. Inoltre, avrete trasmesso ai vostri figli – maschi o femmine che siano – l’importanza della cultura dell’allattamento e dell’accudimento.
Per questi motivi la modalità che si sceglie per interrompere di allattare dovrebbe garantire un’esperienza serena. Se nella nostra società in genere si dedica una certa attenzione alle mamme – non soltanto fornendo informazioni utili sull’allattamento fin dalla gravidanza, ma anche offrendo sostegno durante l’allattamento, così da prevenire o risolvere quanto prima imprevisti di percorso come le ragadi, l’ingorgo, i dotti bloccati o la carenza presunta o reale della produzione di latte – tuttavia si parla ancora poco della modalità con cui portare a termine l’allattamento.
Ricordo che nei miei primi anni di lavoro, quando avevo ancora poche conoscenze relative alla parte finale dell’allattamento, alcune mamme mi avevano insegnato i rimedi che avevano appreso dalle loro madri e dalle loro nonne: cospargere il capezzolo di peperoncino o sostanze amare; raccontare al piccolo che la mamma si era ammalata e non poteva più allattare; dirgli che il latte era sparito o che aveva un sapore molto cattivo; lasciare piangere il bambino tutta la notte; mandarlo a dormire dai nonni o farlo stare da loro per qualche giorno; prendere le pastiglie e smettere da un giorno all’altro senza alcun rimorso. Ricordo che abbiamo riso insieme pensando ad alcuni di questi metodi, mentre per altri ci siamo sentite molto dispiaciute. Quindi ho provato a riflettere con loro e a sottolineare ciò che ritenevo prioritario: agire con gradualità per rispettare i tempi, le necessità e la sensibilità dei bambini, ma anche delle mamme. Già, perché terminare l’allattamento rappresenta un distacco e va affrontato come tale.
Per smettere di allattare non ha senso avere fretta, ma anzi si deve trovare la pazienza di attendere il momento giusto, per far sì che il piccolo si abitui a questo cambiamento. Una conclusione brusca, fatta senza tener conto dei sentimenti e delle esigenze del bambino, rischierebbe di procurargli solo un dolore inutile. Un dolore che prima o poi supererebbe, certo, ma che potrebbe comunque essergli risparmiato.
Al di là del mio lavoro di ostetrica, anch’io ad un certo punto ho smesso di allattare la mia bambina. Dapprima è stata una mia esigenza, poi, vedendo che lei non era ancora pronta, ho pazientemente atteso ancora un po’ e nell’arco di qualche mese abbiamo concluso. Lei aveva quattro anni e tre mesi.
L’ho allattata a lungo e senza mai pormi domande fino al suo quarto compleanno. A quel punto mi sembrava un buon momento per smettere anche se, a essere sincera, non mi pesava allattare, fatta eccezione per un piccolo dettaglio: la mattina mi svegliavo regolarmente con un intenso dolore tra il braccio e la spalla, dato che il mio braccio restava tutta la notte sollevato per permettere alla mia bimba, che dormiva con me, di poppare. Già, la mia bambina a quattro anni si svegliava ancora per un succhiare, ma per me non era un problema, perché la piccola era del tutto autonoma e io potevo dormire beatamente.
Malgrado il riposo non mi mancasse, sentivo che il momento era arrivato: così, con gradualità e senza rimpianti, ci siamo lasciate alle spalle la nostra bella esperienza. Ora che sono trascorsi tanti anni e la mia bambina è ormai divenuta adulta, mi guardo indietro con piacere e rifletto sul fatto che in fondo quattro anni di allattamento, rispetto a tutta la vita, non sono che un tempo davvero limitato, che passa in un attimo.
Care mamme, questo libro nasce dal desiderio di trasmettervi informazioni, strumenti pratici e spunti di riflessione per vivere al meglio l’ultimo periodo dell’allattamento al seno. Spero con il cuore che possa esservi di sostegno e conforto.
Buona lettura!