Non so se sia possibile allattare il proprio bambino con il proprio latte e non scoprire qualcosa di nuovo sull’amore. L’amore è dare, riversare, un riversare che trae nutrimento dal suo stesso esaurirsi.
Deborah Meyler
capitolo 2
Non so se sia possibile allattare il proprio bambino con il proprio latte e non scoprire qualcosa di nuovo sull’amore. L’amore è dare, riversare, un riversare che trae nutrimento dal suo stesso esaurirsi.
Deborah Meyler
Come molte di voi sanno, allattare in gravidanza si può. Fino a non molto tempo fa era comune sentir dire – a volte anche da professionisti sanitari – che si trattava di una pratica sconsigliata, e che quindi sarebbe stato meglio smettere di allattare non appena il test di gravidanza fosse risultato positivo. Ciò creava non poche difficoltà alla mamma e al bambino, perché la mamma si trovava a dover concludere bruscamente l’allattamento, con tutte le difficoltà che ne derivavano relative alla gestione del piccolo e del seno, e i bambini dal canto loro si trovavano all’improvviso privati di un’abitudine carica di affetto. Ora si spera che ci sia una maggiore informazione, soprattutto nella sfera dei professionisti sanitari, ma qualche volta capita ancora che le mamme vengano invitate a interrompere l’allattamento. Allora, care mamme, sappiate questo: allattare in gravidanza, se state bene, è sicuro per la vostra salute e per quella del piccolo che sta crescendo dentro di voi. Infatti, dalla letteratura risulta che l’allattamento non aumenta il numero di aborti, né dei parti prematuri. Così come non è vero che la stimolazione dei capezzoli è in grado di provocare le contrazioni da parto – anche perché se così fosse avremmo trovato un modo per evitare le induzioni del travaglio. Inoltre, i bimbi in utero crescono regolarmente e le madri non vanno incontro a problemi legati a carenze nutrizionali, se mantengono una dieta varia e sana. L’allattamento al seno esclusivo, cioè quando un bimbo succhia solo latte e non prende altri liquidi, in genere distanzia le nascite, per cui quando una mamma inizia una nuova gravidanza, il bambino allattato ha spesso già l’età per iniziare ad assaggiare anche altri cibi. L’allattamento quindi in genere non è esclusivo.
Possono certamente presentarsi in una mamma condizioni di salute particolari, per cui può avere senso riflettere sulla necessità di interrompere l’allattamento, ma anche in questa situazione è bene confrontarsi con i professionisti che seguono la gravidanza ed evitare di prendere decisioni avventate.
La scelta di proseguire l’allattamento naturalmente spetta alla mamma: non le si deve imporre nulla, tuttavia – considerando i benefici del latte materno per la salute a breve e a lungo termine – se ne ha la possibilità e se la sente, non si vede perché non lasciarla proseguire.
Durante la gravidanza il latte cambia il suo sapore e in genere diminuisce come quantità. Questo accade, in particolare, nel secondo trimestre di gravidanza, per cui può succedere che alcuni bambini smettano di loro iniziativa di succhiare al seno, specialmente se si sentivano già comunque pronti a farlo. Con la crescita della pancia sarà poi utile trovare delle posizioni più comode per allattare e senza rischiare di schiacciarla, mentre se il primo figlio è già grandicello riuscirà comunque a poppare in qualunque posizione.
Dall’inizio della gravidanza i capezzoli tendono a diventare più sensibili, tanto che alcune mamme si accorgono dell’arrivo di un altro bimbo proprio da questo segnale. Alle volte questo disagio con il passare delle settimane diminuisce o scompare, in altre persiste per tutta la durata della gravidanza. Ho conosciuto però mamme che hanno scelto comunque di portare avanti l’allattamento, certe dei benefici per loro e per il loro bimbo, anche perché scegliere di mantenere questa routine può servire a salvaguardare l’equilibrio emozionale del piccolo in un momento di cambiamento come quello dell’arrivo di un fratellino. Se invece la mamma decide di terminare l’allattamento, potrà farlo con gradualità e cercando di rispettare il più possibile i tempi di suo figlio.
Per poter scegliere, la madre ha necessità di capire come si sente e prendere in considerazione alcuni fattori come l’età del suo bambino, la necessità che il piccolo ha di succhiare e le sensazioni fisiche che questa routine le provoca, come appunto l’aumento di sensibilità ai capezzoli: per alleviare quest’ultimo disagio può essere utile – prima di iniziare la poppata – inspirare ed espirare profondamente con la respirazione addominale, quella che in genere si apprende in gravidanza e che poi è utile per sostenere l’intensità delle contrazioni del travaglio e del parto. Inoltre, si dovrebbe cambiare spesso la posizione per allattare, chiedere al piccolo di succhiare più delicatamente e magari di abbreviare le poppate. Dato che quando il latte esce più adagio è più facile avvertire la sensazione di fastidio ai capezzoli, un buon suggerimento può essere di spremere manualmente il latte fino all’arrivo del riflesso ossitocinico, cioè quando il latte esce con più velocità e può spruzzare dai capezzoli. A quel punto il bimbo può iniziare a succhiare il seno e la mamma dovrebbe stare meglio.
Portare avanti l’allattamento anche durante la gravidanza ha anche il vantaggio di riuscire a distrarre e impegnare momentaneamente vostro figlio già grandicello: proporgli di sdraiarsi accanto alla mamma e succhiarne il seno spesso significa ritagliarsi un momento di pace.
In linea generale, è bene tenere a mente che ogni esperienza è personale e diversa dalle altre, per cui sarebbe sbagliato fare generalizzazioni. Se una mamma si sente libera di scegliere senza pressioni, né in un senso né nell’altro, vivrà la sua gravidanza e il suo allattamento giorno per giorno libera dalle aspettative altrui e più serena nella sua decisione.