di Monika Stablum

Prefazione

A mia figlia, cresciuta con la consapevolezza di quanto sia prezioso l’allattamento al seno e mio più grande successo
A mia mamma, che mi ha trasmesso l’attitudine ad accudire con amore
Al mio compagno, sempre e instancabilmente pronto a elargire amore, sostegno e conoscenza

Ho conosciuto Maria Cristina Baratto al Master per diventare Consulente Care AICIP e sono rimasta immediatamente colpita dalla sua gentilezza e dalla sua dedizione verso le coppie e i loro bambini.

È una persona speciale perché, oltre a conoscere il suo mestiere di ostetrica, ha un innato istinto materno di dedizione e protezione verso l’altro, è delicata e rispettosa con ogni mamma che incontra ed è animata da amore e passione.


L’allattamento di lunga durata, inteso come il proposito di allattare oltre l’anno di vita del bambino, è un aspetto della maternità e del legame madre-figlio non facilmente accettato in Occidente.


Esistono purtroppo molti pregiudizi in merito e tanta disinformazione – sia tra il personale sanitario sia nella società – il che non fa che generare nelle neomamme una sensazione di solitudine, oltre ad alimentare dubbi e paure. Infine, sono alla base delle numerose critiche rivolte alle mamme che compiono questa scelta, minandone l’autostima e andando ad attaccare il cuore del legame fra madre e figlio.


L’antropologa Katherine A. Dettwyler ha affermato che il piccolo di Homo sapiens può essere allattato per un periodo che va dai due anni e mezzo ai sette e dal punto di vista biologico il latte è l’alimento più importante nel primo anno di vita.


L’OMS e Unicef incoraggiano l’allattamento al seno esclusivo fino al sesto mese di vita del bambino, dopo di che si inizia a integrare l’alimentazione del lattante con cibi solidi. Tuttavia, finché mamma e bambino lo desiderano, si può continuare ad allattare fino ai due anni e oltre.


Ogni cultura ha le sue regole e una durata media dell’allattamento che, su una statistica basata su oltre sessanta diversi contesti comunitari, si aggira intorno ai 36 mesi circa. In Italia, questi numeri sono ancora più bassi.

Ma al di là dei condizionamenti sociali, spetta a ogni madre decidere da sé se desidera continuare l’allattamento, che non è solo un modo di nutrire il proprio bambino, ma molto di più: è odore, tatto, musica. Infatti, la frequenza cardiaca della mamma è in grado di trasmettere al lattante un senso di serenità, fiducia e benessere: in un mondo che è sempre più frenetico, succhiando al seno il bambino si sente al sicuro e si può finalmente rilassare godendosi la sua mamma, che magari è stata lontana per un intero lungo giorno.


I falsi miti concernenti l’allattamento al seno prolungato riguardano anche la composizione del latte materno: è opinione diffusa che dopo il sesto mese il latte non basti più o che sia solo acqua, ma non c’è alcun fondamento scientifico a riguardo. Anzi, gli ultimi studi hanno dimostrato che nel latte materno, dopo il sesto mese, aumenta il quantitativo di immunoglobuline, gli anticorpi necessari a proteggere il bambino dalle infezioni. La composizione del latte materno nel periodo dell’allattamento subisce solo lievi variazioni: dopo i 12-36 mesi il latte materno ha ancora un significativo contenuto di grassi e di energia necessari e adeguati alla crescita del bambino. A riprova di questo si può citare il fatto che 448 ml di latte materno, in un lattante tra i 12 mesi e i 23 mesi, siano sufficienti per coprire il:

  • 29% del suo fabbisogno energetico
  • 43% della sua quota proteica
  • 36% della sua quota di calcio
  • 60% della sua quota di ferro
  • 75% del suo fabbisogno di vitamina A
  • 94% del suo fabbisogno di vitamina B12
  • 76% del suo fabbisogno di acido folico.

Le proteine contenute nel latte materno di un neonato di 3 mesi sono di 1,2 gr/dl, una percentuale poco superiore a quella relativa al latte di una madre che allatta un bambino di due anni (1,0 gr/dl). I benefici dell’allattamento anche oltre l’anno sono numerosi, sia per la madre che per il bambino:

  • Per la madre, ogni anno di allattamento naturale riduce del 7% la possibilità di contrarre un tumore al seno. Diminuisce inoltre il rischio di osteoporosi e fratture ossee dopo la menopausa;
  • Per il bambino l’allattamento al seno prolungato ha molteplici vantaggi dal punto di vista fisico e psicofisico: i bimbi allattati per almeno 16 mesi e fino a 30, e oltre, tendono ad ammalarsi di meno e guariscono con più rapidità rispetto ai bambini con allattamento breve; inoltre presentano meno problemi psicologici e comportamentali, anche in situazioni di stress. Il loro legame con la madre è più profondo e hanno meno probabilità di essere soggetti a diabete, ipercolesterolemia, ipertensione e obesità nell’età adulta. Infine, l’allattamento prolungato ha effetti positivi sullo sviluppo psichico del bambino, rendendolo un futuro adulto forte e diminuendo i rischi di sviluppare dipendenze da droghe e alcool.


Un altro pregiudizio che concerne l’allattamento al seno prolungato è che secondo molte persone equivale a viziare il bambino, quando, in realtà, si tratta solo del modo in cui una madre sceglie di soddisfare amorevolmente i bisogni di nutrimento, contenimento o conforto del figlio. A questo proposito si possono citare le parole del dottor Giustardi, neonatologo e presidente della Società Italiana per la Care in Perinatologia AICIP: “I figli sono viziati quando i genitori pagano loro il mutuo a 32 anni e non quando li contengono emotivamente”. È infatti solo a partire dai due anni che i bambini cominciano a sviluppare un’idea dell’Io, sviluppando le proprie competenze sociali.


Ritengo che questo libro rappresenti un grande dono per la società, ma in particolare per due categorie di persone. In primo luogo quella delle mamme, che potranno trovare in queste pagine un conforto e un’esortazione a seguire di più il proprio istinto materno, senza lasciarsi troppo influenzare dalla società. In secondo luogo per i professionisti, ai quali questo libro può offrire un nuovo punto di vista sul tema dell’allattamento al seno prolungato, contribuendo ad arricchire il dibattito sulla questione con un nuovo, illuminante contributo.

Monika Stablum