Per gran parte degli esseri umani, nel corso di gran parte della storia dell’uomo, la domanda su dove e con chi
far dormire i bambini non era, semplicemente, un quesito da porsi. La necessità del contatto ravvicinato madre-bambino e l’accessibilità della madre
per l’allattamento erano così determinanti per la sopravvivenza infantile che qualsiasi alternativa sarebbe stata sinonimo di abbandono o di
maltrattamento.
Alla fine del XIX secolo diversi investigatori impegnati a dipanare il mistero della morte di un numero crescente di neonati nei quartieri più poveri delle grandi città (soprattutto di Londra) giunsero alla conclusione che, sopravvenendo per lo più nel letto dei genitori, tali morti fossero direttamente riconducibili all’abitudine di far dormire i piccoli nel lettone, aggravata dal riconosciuto abuso di alcol da parte dei genitori e dal generale stato di indigenza. Oltre un secolo dopo l’Accademia Americana di Pediatria giunse alle medesime conclusioni, basate sull’estrapolazione di dati, scrupolosamente raccolti, riguardo la correlazione tra vari fattori di rischio e la condivisione del letto tra madre e bambino.
Il libro del professor McKenna intende fare chiarezza sul conflitto apparente tra letteratura antropologica – che sottolinea l’importanza e il valore delle interazioni con la madre per agevolare e indirizzare lo sviluppo del bambino – e letteratura pediatrica – concentrata sulla potenziale pericolosità della condivisione del letto intesa come fattore di rischio nelle morti improvvise del lattante. La verità, mostrata con grande eleganza dal dott. McKenna, è che non esiste conflitto – semplicemente una lettura diversa delle medesime informazioni.
Descrivere l’importanza del contatto madre-bambino nell’arco delle ventiquattr’ore del neonato risulta inoltre utile a chiarire che, in determinate circostanze e per determinati individui, la condivisione della stessa superficie durante il sonno può risultare pericolosa per il piccolo. Ma dimostra altresì, purché i genitori siano consapevoli dei potenziali rischi così come dei potenziali benefici, e in grado di eliminare i pericoli riconoscibili, che condividere il letto – o quantomeno dormire in stretta vicinanza con la madre anche se non sulla stessa superficie – può essere una soluzione sicura e soddisfacente sia per la mamma che per il bambino.
Le informazioni contenute in questo libro dovrebbero essere considerate conoscenze fondamentali e imprescindibili per chiunque si occupi di genitori e di bambini a qualsiasi livello, affinché tragedie tanto rare quanto evitabili non distorcano la nostra comprensione rispetto a come noi stessi siamo cresciuti e maturati nel corso dell’infanzia. Quando si tratta di decidere per il bene di un figlio, nessuno può sostituirsi a un genitore ben informato.
Il dott. Peter J. Fleming, laureatosi in medicina nel 1972, con dottorato in fisiologia e specializzazione in medicina e pediatria, si occupa da quasi trent’anni di neonatologia e medicina del sonno infantile. Coordinatore del gruppo di ricerca di Avon responsabile dell’individuazione di molti dei fattori di rischio ricollegabili alla Sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), nei primi anni Novanta ha dato il via alla campagna Back to Sleep [campagna lanciata nel 1994 attraverso cui si promuoveva il sonno infantile in posizione supina come prevenzione della morte improvvisa del lattante, N.d.T.] nel Regno Unito e in diversi altri Paesi, continuando a occuparsi della ricerca in questo settore, con particolare interesse per gli effetti delle interazioni madre-bambino e degli ambienti adibiti al sonno infantile. Principali fonti di ispirazione e conoscenza in questo (e in ogni altro) ambito: la moglie Jo (medico di famiglia) e i quattro splendidi figli.