prima parte - Introduzione al sonno condiviso

Cosa si intende per
sonno condiviso1?

Sono molte le persone che non comprendono del tutto il significato dell’espressione “sonno condiviso” e che, tuttavia, vi ricorrono in maggioranza perché ne hanno un’idea. Immaginate una leonessa che dorme con i suoi cuccioli, addossati gli uni agli altri: zampe sulle schiene, teste poggiate ai ventri, membra che si levano e calano al ritmo del respiro. Un’intera nidiata stretta in un placido groviglio di contatto e di calore – ecco il sonno condiviso, o quantomeno una sua versione.


È chiaro che ogni specie condivide il sonno secondo modalità uniche, rappresentative delle necessità e delle caratteristiche biologiche specifiche dei propri piccoli e delle loro madri. I primati (tra cui l’uomo), ad esempio, di solito mettono al mondo un cucciolo per volta, dandogli la possibilità di dormire da solo con la madre o con il padre. In questo modo ogni piccolo può ricevere la massima attenzione nel corso di un’infanzia molto prolungata e assai vulnerabile. Soprattutto i piccoli d’uomo necessitano di molto contatto, di sostegno emotivo, di essere allattati e portati.


Per sonno condiviso si intendono le svariate modalità con cui i piccoli dormono a stretto contatto fisico ed emotivo con i genitori, di solito a portata di abbraccio. Che sia per protezione, calore, nutrimento o consolazione, l’uomo e gli altri mammiferi sono soliti dormire fianco a fianco, di generazione in generazione. Questo libro tratta del sonno condiviso così come praticato nella cultura occidentale e nel resto del mondo. In un modo o nell’altro per la nostra specie il sonno condiviso è universale, sin dalla preistoria.