prima parte - viii I vantaggi del sonno condiviso per i genitori d oggi esistono diversi studi A 1,2,3 sui motivi per cui alcuni genitori decidono di condividere il sonno con i figli nello stesso letto, e pare esistano una miriade di ragioni, prima fra tutte il fatto di “dormire tutti meglio”. Motivo che si lega alle altre ragioni principali: il fatto che alle madri risulti più agevole allattare quando si condivide il letto, e il fatto di sentire che “è giusto così”. Da un’indagine transculturale condotta su oltre 200 famiglie negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Francia, Canada, Australia e Nuova Zelanda risultò che tra le ragioni della scelta di condividere il sonno comparivano il timore di non riuscire a raggiungere i propri piccoli abba-stanza velocemente in caso di terremoto o di incendio, la paura della SIDS o dell’insorgenza improvvisa di una grave malattia o di febbre, persino la preoccupazione che il bimbo si sentisse solo. “Tranquillità”, “comodità”, “amore” e “protezione” sono tutti termini che comparivano ripetutamente nella descrizione di quanto la condivisione del letto rappresentasse per i genitori. “Lavoro tutto il giorno in ufficio”, raccontava una mamma. “Dor-mire con mio figlio è un modo per recuperare il legame con lui”. Esistono poi motivi che comportano la scelta di condividere il letto a cui è difficile pensare, ad esempio il caso in cui il bambino, o il genitore, sia non vedente o non udente. Una madre, cieca dalla nascita, scriveva: “Come avrei mai potuto crescere il mio bambino se non mettendomelo accanto? Io mi sentivo una madre totalmente appagata e lui neppure si accorgeva che la mamma non vedeva. Anzi, anch’io spesso dimenticavo di essere, di fatto, cieca grazie all’immensa gioia che procurava a mio figlio avermi sempre accanto a sé”. E la mamma di un bambino sordomuto aggiungeva: “Ho sempre trovato un po’ strano il fatto che (mio figlio) vivesse al buio e non sentisse nulla, quindi, abbandonato il ‘preconcetto’ secondo cui sarebbe sbagliato far dormire i bimbi nel lettone, l’ora della nanna è diventata molto più tranquilla” . 4 Note Rigda R.S. et al, , “Journal of Pediatrics and Child Health”, 36 (2), pagg. 117-121. 1 Bed Sharing Patterns in a Cohort of Australian Infants During the First Six Months After Birth Ball H. L., , “Journal of Reproductive and Infant Psychology”, 20 (4), 2002b, pagg. 207-221. 2 Reasons to Bed-Share: Why Parents Sleep with their Infants National Sleep Foundation, , 28.6.2006, 2005, http:// www.sleepfoundation.org/_content/hottopics/2005/_summary_of_findings.pdf. 3 Sleep in America Poll. Retrieved McKenna James J. e L. Volpe, , “Infant Behavior and Child Development”, edizione speciale sul sonno condiviso, WendyGoldberg. 4 An Internet Based Study of Infant Sleeping Arrangements and Parental Perceptions La mamma di due bambini non udenti prese parte al nostro studio, scrivendo “Ho due figli sordi, di 5 e 8 anni. Fino all’anno scorso hanno dormito entrambi con noi. Abbiamo iniziato (a condividere il letto) per caso quando li allattavo, il che risultava molto più semplice. Quando scoprimmo che il figlio più grande non ci sentiva fummo molto contenti della decisione presa; non sentendoci entrambi, di notte… erano molto più tranquilli ad averci accanto”. Infine un’altra mamma scrive: “I genitori di mia madre erano sordomuti e il medico consigliò loro di dormire con i figli. Lei [mia nonna] sistemava i piccoli su un cuscino alla testa del letto, e con una mano li teneva per tutta la notte.” Ci sono famiglie che non possono permettersi un lettino, quindi non hanno altra scelta se non quella di dormire con i figli nello stesso letto. Aprire gli occhi e vedere il proprio bambino, il suo petto che si muove a ogni respiro, avvertirne ogni minimo sussulto o flebile rumore, ricoprirlo se, scalciando, si è liberato del lenzuolo, intrecciare le dita con le sue sono, tutti, gesti che rassicurano i neo genitori e che contribuiscono a trasmettere il loro amore alla creatura che hanno davanti a sé. La tranquillità è importante, ma non è l’unico vantaggio per mamma e papà (sempre, naturalmente, che la condivisione del letto sia una scelta di entrambi i genitori, applicata in totale sicurezza). Dallo studio condotto da Helen Ball sui padri inglesi che dormivano con i propri figli – l’unico del suo genere – risultò come, sulle prime, i papà fossero restii alla condivisione del letto, finendo poi per giudicare l’esperienza, nel suo insieme, “più gradevole che molesta”. Ball suggerisce come il contatto intimo che si instaura tra padre e figlio che condividono il sonno nello stesso letto sia in grado di sviluppare, nei padri che lo desiderino, un intenso legame sociale con i figli altrimenti procrastinato per tutto il periodo dell’allattamento. La dottoressa Ball sostiene che “il sonno condiviso a tre può amplificare questo effetto, offrendo ai padri motivati a provare tale esperienza la possibilità di vivere un contatto intenso con il figlio neonato, stabilendo con lui una relazione intima e duratura” 5 . Note Ball H., Ball Helen L., , “Human Nature: An Interdisciplinary Biosocial Perspective”, 17 (3), 2006, pagg. 301-316. 5 Parent-Infant Bedsharing Behavior: Effects of Feeding Type, and Presence of Father