Gravidanza e parto influiscono a lungo termine sulla vita emotiva e fisica del bambino e sulla relazione con la madre
Se ripenso al mio parto non posso certo dire che siano stati rispettati i miei tempi! Ho avuto un travaglio molto veloce e dopo circa due ore di spinte, e l’aiuto di un corpulento ginecologo, mio figlio è nato. Me lo hanno fatto vedere un attimo: piangeva disperatamente; non ho avuto nemmeno il tempo di toccarlo che già lo avevano portato via... Intanto l’ostetrica cercava la mia placenta, mi spremeva la pancia, ci frugava dentro e tirava. Ho provato un dolore bestiale, molto più forte delle contrazioni e ho urlato, cosa che ancora non avevo fatto! Così mi hanno addormentato ed eseguito un secondamento manuale. Dopo ho subìto varie visite perché il mio utero aveva smesso troppo presto di contrarsi e quindi mi hanno somministrato ossitocina per provocarmi nuove contrazioni. Poi, finalmente, mi hanno portato Lorenzo. Ho saputo solo dopo che il secondamento può anche avvenire dopo mezz’ora dal parto e che ci sono pratiche che possono favorirlo tipo attaccare subito al seno il bambino e fare massaggi particolari alla pancia; ma ci vuole tempo, e quella mattina c’erano molti travagli in corso... Ora mi chiedo: la mia difficoltà a interagire i primi tempi con Lorenzo e con i suoi pianti inconsolabili poteva essere minore se avessi potuto accoglierlo subito? La disperazione di mio figlio sarebbe stata più sopportabile se, nel momento forse più delicato della sua vita, non fosse stato lasciato da solo a gestirla? Il ‘disturbo’ avvenuto durante il mio parto non mi ha impedito di amare mio figlio, ma ha sicuramente causato sofferenza e insicurezza in entrambi. Sarebbe bello che un giorno questo fosse ‘scontato’ per tutti e che non ci fosse più bisogno di soffrire per capire.
Paola, mamma di Lorenzo
Ho dovuto lottare per un diritto che la natura mi aveva dato: partorire naturalmente! Mi avevano detto che avevo il diabete gestazionale, l’ipertensione gravidica e pure lo streptococco... Bene, siccome nel primo parto mi sono sentita usurpata dall’incompetenza di alcuni operatori, nel secondo ero già pronta e mi sono documentata: ho dimostrato, studi alla mano, che le mie erano situazioni fisiologiche e che i valori di glicemia e pressione si erano stabilizzati; ma qualcuno mi ha chiuso la porta della fisiologia lo stesso! Non tutti però lo hanno fatto! Irene è nata in un altro ospedale, in una bellissima stanza del parto naturale, con un protocollo davvero rispettoso della fisiologia: in acqua, senza un punto, senza alcun intervento medico, in tre ore e non ha nemmeno pianto... Mi sono sentita potente come non mai, non ho subìto l’ansia dei medici, ho sempre contato sulle mie forze! Ho avuto fortuna? Io penso che il problema sia la mancanza di ascolto delle donne e l’assistenza protocollare che, per paura di denunce, annulla il buonsenso. O un parto è fisiologico o non lo è! Non deve bastare cambiare ospedale perché lo sia! Non è colpa di nessuno in particolare, è colpa del sistema: è un compromesso sociale e culturale. Ma alle conseguenze a lungo termine di tali pratiche protocollari chi ci pensa? Quando si esce dall’ospedale si chiude la cartella clinica, ma si inizia la vita insieme!
Alessandra, mamma di Bianca e Irene