Introduzione ino a pochi anni fa non sapevo cosa fosse un balsamo, non avevo mai usato una crema per il viso e ignoravo totalmente con quali ingredienti fossero fatti i cosmetici. Solo mentre aspettavo mia figlia Maddalena venni a scoprire, per caso, che tutti i prodotti che utilizzavo (shampoo, bagnoschiuma, dentifricio, detersivi) contenevano derivati petrolchimici, interferenti endocrini e addirittura sostanze potenzialmente abortive. F Avevo comprato, per la prima volta nella mia vita, un olio di mandorle per bambini in erboristeria, ma dopo qualche giorno di utilizzo mi accorsi che aveva un odore strano. Puzzava di benzina. Cercai allora informazioni su Internet e scoprii che quella formulazione, studiata appositamente per la pelle dei neonati, conteneva petrolati, ovvero dei gel ottenuti dalla raffinazione del petrolio. Decisi all’istante, com’è nella mia natura, che non avrei mai più usato niente del genere, e trovai subito in rete una lista di prodotti con ingredienti realmente naturali e di facile reperibilità. In breve tempo iniziai a leggere blog, siti, libri sull’argomento, mi iscrissi a una di appassionati, iniziai a seguire dei video sulla rete. Mi appassionai talmente che decisi di cominciare a preparare di persona i prodotti per mia figlia: comprai le materie prime e presi a fare macerati oleosi, tinture madri, unguenti, creme, saponi… mailing list Iniziai anche a parlare di questa passione ai miei familiari, agli amici, all’ostetrica che mi seguiva, ad altre mamme in attesa e, a pochi mesi dalla nascita di mia figlia, dietro suggerimento del mio compagno, aprii un canale su YouTube per confrontarmi con altre persone interessate al tema e più in generale desiderose di vivere in maniera più naturale e sostenibile. Sentivo la necessità di entrare in relazione con gli altri ma avevo pochissimo tempo a disposizione, e fare video rappresentava uno dei modi più semplici e veloci per comunicare. Negli anni ho iniziato a tenere regolarmente laboratori di autoproduzione, entrando in contatto con moltissime persone che, come me, hanno trovato nella cosmetica naturale la possibilità di dare spazio al proprio lato creativo. Questa passione mi ha portato negli anni a documentarmi su moltissimi altri argomenti e a fare più attenzione all’alimentazione, alla cura della casa, e a desiderare di vivere in maniera meno frenetica, seguendo i tempi della Natura. Oggi credo che l’attenzione nei confronti di ciò che compriamo e che usiamo quotidianamente sia fondamentale, soprattutto in un momento come questo. Ancor più, è importante recuperare la capacità di lavorare creativamente con le proprie mani. Per questa ragione, l’autoproduzione di cosmetici rappresenta una ricchezza, la possibilità di mettere in gioco la propria immaginazione e scoprirsi in grado di fare qualcosa di nuovo. Questo libro vuole offrire le informazioni necessarie per comprendere davvero come vengono prodotti i cosmetici e perché vengono scelti certi componenti dannosi (all’uomo, all’ambiente, agli animali), per orientarsi nella scelta dei prodotti migliori (evitando le trappole del e altri trucchi di marketing), per prendersi cura del proprio corpo e di quello dei bimbi senza ansie e paure e per iniziare a produrre da sé tutto ciò che serve all’igiene della casa e della persona. greenwashing 1 Spero possiate gradire questo percorso, e che la cosmetica naturale possa rappresentare anche per voi l’apertura di una finestra su un mondo nuovo. Note (letteralmente “lavaggio verde”) è un neologismo indicante l’ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende, industrie, entità politiche o organizzazioni finalizzata alla creazione di un’immagine positiva di proprie attività (o prodotti) o di un’immagine mistificatoria per distogliere l’attenzione da proprie responsabilità nei confronti di impatti ambientali negativi. Il termine è una sincrasi delle parole inglesi green (verde, colore dell’ambientalismo) e washing (lavare). (fonte: Wikipedia). 1 Greenwashing