CAPITOLO I

La scrittura manuale

Mi capita a volte, parlando del mio lavoro con amici, conoscenti, insegnanti o genitori, di illustrare le basi di una corretta scrittura a mano e di spiegare, ad esempio, le regole e l’efficacia di una buona impugnatura, sentendomi quasi sempre rispondere “Ah, ma guarda, non ci avevo mai pensato!” Esatto, non ci si pensa mai. Siamo così abituati a utilizzare la scrittura come una pratica comune e ordinaria che abbiamo finito per considerarla scontata. Non ci rendiamo conto di quanta abilità, destrezza, arte, tecnica, ingegno impieghiamo con il “semplice” atto di scrivere a mano, ossia utilizzando una delle più straordinarie invenzioni dell’uomo, un prodotto squisitamente culturale e proprio ed esclusivo della nostra specie.


La scrittura a mano nei tempi odierni è stata per lo più soppiantata da quella elettronica a video e le grafie dei giovani studenti stanno gradualmente peggiorando, come se la scrittura stesse andando in disuso. La cosa è diventata tanto evidente che ha cominciato ad allarmare e difatti ci si imbatte sempre più spesso in articoli, studi e appelli che richiamano l’attenzione su questo triste fenomeno. Per ridare dignità a questo formidabile mezzo di comunicazione ed espressione è necessario restituirgli l’attenzione che merita, cercando di stimolare la curiosità e l’interesse verso un gesto complesso che richiede grande abilità. Per apprezzare e far apprezzare alle giovani generazioni questo importante traguardo dell’umanità, utile e affascinante, dobbiamo forse andare a riscoprirlo, a conoscerlo meglio, a guardarlo da vicino, perché è un tesoro che appartiene a tutti, che ci accomuna e che va salvaguardato.


A tale scopo vorrei innanzitutto attrarre l’attenzione sull’importanza della scrittura come patrimonio culturale, collettivo e personale. Per conoscerla in maniera approfondita andremo ad analizzare il funzionamento della scrittura e la sua fisiologia. Mi soffermerò in un secondo tempo sui princìpi dell’acquisizione della scrittura intesa come gesto grafico, su aspetti pratici in fase di apprendimento e sulle complicanze della disgrafia, in base alla mia esperienza di educatrice e rieducatrice. Senza avere la pretesa di essere esaustiva, perché il lavoro di educazione e rieducazione al gesto grafico è complesso e richiede una preparazione specifica, vorrei però dare utili indicazioni a genitori ed educatori che si trovano a insegnare la scrittura in un momento in cui pare stia attraversando un periodo di crisi per questioni, potremmo dire, socio-culturali.


Cercherò di dare spunti e consigli pratici per sviluppare le competenze di base per l’apprendimento e per l’esecuzione efficace e funzionale della scrittura, a favore di bambini in età prescolare e scolare.


Confido, in primo luogo, di riuscire a stimolare negli educatori, insegnanti e genitori, una sensibilità e una curiosità verso la scrittura manuale, e in particolare il corsivo, affinché siano loro i primi ad apprezzarla in tutte le sue funzioni di comunicazione, utilità ed espressività e di conseguenza a trasmetterne l’amore ai ragazzi. Un approccio più approfondito e consapevole di cosa sia la grafia, della sua importanza, funzionalità e bellezza – da parte di queste figure educative – credo ridarebbe alla scrittura manuale il fascino che le appartiene.


Conoscere il fenomeno della scrittura, e scoprire quanto sia interessante ed elaborato il suo sistema creativo e il suo processo di acquisizione, può essere interessante per chiunque, anche non necessariamente un educatore; perché sebbene tutti sappiamo scrivere a mano, tuttavia si tratta di un atto più complesso e delicato di quanto pensiamo, che coinvolge fattori fisici, psicologici e culturali. L’atto dello scrivere è suggestivo e può essere osservato come manifestazione umana, tecnica e intellettiva, seppure lo consideriamo alla stregua di uno strumento oggettivo, come un frullatore.


Comprendere come funziona la scrittura è di vantaggio non solo per chi la insegna, ma per chiunque sia curioso di conoscere se stesso e le cose del mondo; è come mettere sotto la lente di ingrandimento un oggetto consueto: si scoprono mondi nuovi.


Per chi insegna può essere come per l’agricoltore: questi può benissimo limitarsi a seminare e raccogliere il frutto, ma cosa molto differente è andare a esaminare il seme che si schiude, lo sviluppo della piantina, la composizione del terreno, la qualità dell’aria e dell’acqua. In tal modo ha una visione più completa e approfondita e può favorire il processo di crescita.


Per chi invece non insegna, comprendere meglio la scrittura manuale può rappresentare un viaggio antropologico e ontologico: studiando una piccola parte della vasta sfera delle cose umane si può conoscere meglio l’uomo, se stessi e la relazione di quella piccola parte col mondo.