capitolo vii

Incoraggiare con efficacia

I tuoi occhi si illuminano quando entrano nella stanza?

Toni Morrison

Se un bambino venisse da voi e vi dicesse con innocenza: «Sono un bambino, e voglio solo appartenere», vi arrabbiereste con lui e lo mortifichereste? Certo che no! Ciò che la maggior parte degli adulti non comprende è che ogni bambino che si comporta male sta dicendo inconsciamente: «Voglio solo appartenere, e ho delle idee sbagliate su come riuscirci». Naturalmente, questo messaggio è espresso in codice. Gli adulti sono più incoraggianti nei confronti dei bambini quando imparano a capire il “codice del comportamento scorretto”.


Come discusso nel quarto capitolo, i bambini che si comportano male sono bambini scoraggiati. Il loro comportamento scorretto vi comunica che non provano un senso di appartenenza e rilevanza, e hanno una convinzione sbagliata su come ottenerlo. Riuscirete meglio a riorientare il comportamento scorretto verso una direzione positiva quando vi ricorderete che dietro a quest’ultimo c’è una convinzione che scoraggia il bambino.


Dreikurs sottolineava l’importanza dell’incoraggiamento, e sosteneva che fosse la competenza più importante che gli adulti potessero acquisire per aiutare i bambini. Diceva spesso: «I bambini hanno bisogno di incoraggiamento, proprio come le piante hanno bisogno di acqua. Non possono sopravvivere senza». Con questa premessa, risulta ovvio che il modo migliore per aiutare un bambino che si comporta male è l’incoraggiamento. Quando si elimina lo scoraggiamento, sparisce anche il motivo per il comportamento scorretto. Nonostante ciò, non è facile avere questo atteggiamento nei confronti di un bambino che si comporta male, e molti adulti non sanno nemmeno da che parte cominciare.


Talora incoraggiare è difficile perché agli adulti viene automatico reagire in modo negativo al comportamento scorretto, anziché affrontare il messaggio che vi si nasconde dietro, motivando il bambino a comportarsi meglio. Un’altra ragione che rende difficile l’incoraggiamento è che moltissimi adulti sono permeati dal concetto secondo cui la punizione motivi i bambini a migliorare la condotta. La gran parte dei genitori e degli insegnanti che credono nell’efficacia delle punizioni non ne prende in considerazione i risultati negativi a lungo termine. Anche coloro che invece lo hanno fatto, e hanno ammesso che non sono una buona cosa, continuano a tenersi stretta la loro convinzione.


Può essere incoraggiante sapere che questa “trappola” è normale. Tutti abbiamo dei “pulsanti”, e i bambini sanno come premerli. Quando succede, sembriamo tornare al nostro cervello primitivo rettiliano. Non “mangiamo” i nostri piccoli, ma di sicuro, quando siamo arrabbiati e reagiamo, rosicchiamo un po’ del loro senso di appartenenza e rilevanza. Durante un conflitto tanto gli adulti quanto i bambini tendono a reagire in modo irrazionale. Per forza che nessuno ascolta. Non è certo questo il momento giusto per insegnare qualcosa di costruttivo, eppure spesso è quello in cui gli adulti pensano di dover affrontare il conflitto. Se non lo fanno, stanno “lasciando che il bambino la faccia franca”. Questo è solo uno dei motivi per adottare la tecnica del Time-out Positivo, così adulti e bambini possono calmarsi e sentirsi a proprio agio (e accedere al loro cervello razionale) prima di cercare di risolvere un problema.


Anche quando gli adulti sono tranquilli, l’incoraggiamento sembra sì un’idea molto bella ma piuttosto vaga, se non sanno che aspetto abbia. L’incoraggiamento è il punto centrale di questo libro; ogni metodo discusso è pensato per aiutare i bambini e gli adulti a sentirsi incoraggiati. L’incoraggiamento offre ai bambini l’opportunità di sviluppare queste convinzioni: «Sono capace, posso dare un contributo, e posso influenzare ciò che mi succede o il modo in cui reagisco». L’incoraggiamento è insegnare ai bambini le competenze e la responsabilità sociale di cui hanno bisogno per avere successo nella vita e nelle relazioni. Può essere un semplice abbraccio che aiuti i bambini a sentirsi meglio e quindi a comportarsi meglio.


Molti anni fa ho deciso di mettere alla prova questa teoria. Mio figlio di due anni stava frignando, e io mi ero innervosita così tanto che avrei voluto sculacciarlo. Invece, ricordando il concetto di incoraggiamento, mi sono inginocchiata, l’ho abbracciato e gli ho detto quanto gli volevo bene. Non solo ha smesso di piagnucolare e lamentarsi, ma il mio fastidio è magicamente svanito non appena mi sono ricordata del messaggio dietro al suo comportamento e mi sono presa qualche minuto per fare qualcosa di incoraggiante, piuttosto che punirlo.


Purtroppo, l’incoraggiamento non è sempre semplice come può sembrare in questo esempio. Ci sono tre ragioni principali:

  1. Gli adulti hanno difficoltà a ricordare che un bambino che si comporta male sta dicendo: «Voglio solo appartenere».

  2. Pur essendo di solito molto bravi a impartire punizioni, gli adulti hanno poca dimestichezza con l’incoraggiamento.

  3. Al momento del conflitto, i bambini non sono sempre pronti a essere incoraggiati.