Per migliaia di anni genitori e insegnanti impararono l’arte di crescere i figli da nonne, nonni, zie, zii e
vicini, che vivevano insieme da generazioni in circostanze relativamente stabili.
Quando dei cambiamenti si rivelarono necessari, l’importanza di condividere saggezza ed esperienza è stata istintivamente compresa da pellegrini e coloni che viaggiavano insieme e fondavano comunità con obiettivi e valori comuni.
All’improvviso, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, vi fu una migrazione di massa dalle piccole città e comunità agricole verso i centri urbani e le periferie. Un’intera cultura veniva smantellata per gli effetti combinati della Rivoluzione Industriale, del GI Bill1, delle reazioni alla Grande Depressione e delle nuove tecnologie. Si erano persi la saggezza e il sostegno delle famiglie allargate e degli amici di una vita. Poco dopo il drastico passaggio alle comunità urbane, quasi undici milioni di coppie incominciarono ad avere figli, con una media di 4,2 bambini per famiglia, e diventarono coloni urbani, varcando una frontiera di stile di vita e di tecnologia senza disporre di reti e sistemi di supporto che potessero guidarli con delle conoscenze di cultura condivisa.