Le aspettative sono una proiezione dei nostri desideri per il futuro. Quando ci aspettiamo qualcosa dagli altri,
spesso rimaniamo delusi. Quando ci aspettiamo qualcosa dalla vita, ogni cambiamento di programma può diventare un piccolo dramma. Rimaniamo chiusi a tutte
le altre possibilità. Questo fa sì che ci lasciamo sfuggire preziose opportunità e che non ci rendiamo conto che il cambiamento può essere positivo. Avere
delle aspettative è come vivere con il paraocchi: vediamo solo ciò che vogliamo; tutto il resto ci sfugge. Ci attacchiamo ai programmi che abbiamo creato
nella nostra mente, limitando le nostre possibilità. Soffriamo perché una persona non è come pensavamo, quando non abbiamo nessun diritto di pretendere
che sia come la desideriamo.
Le aspettative riguardo ai figli sono particolarmente dannose: “Tutto ciò che madri e padri hanno sacrificato (personali aspirazioni e bisogni) è
un’ipoteca per i rispettivi figli. Molte volte sono proprio loro a pagare più avanti un prezzo altissimo per le ‘opere di bene’ non richieste”. I nostri
figli, quindi, porteranno il peso non solo delle ipoteche del passato, ma anche “i fardelli dell’indispensabile processo di liberazione, inevitabilmente
collegato a sensi di colpa”1. Noi genitori viviamo questo processo come una ribellione nei nostri confronti, e forse in un certo senso si
tratta proprio di questo. Ma il termine “ribellione” non ha qui un’accezione negativa. Si tratta di uscire dal bozzolo che abbiamo costruito per loro per
poter spiccare il volo. Un processo naturale che, se ostacolato, sarà fonte di grandissime sofferenze. Se lasciamo che i nostri figli vivano nel qui e
ora, se li incoraggiamo ad ascoltare la propria voce interiore, li renderemo liberi.