capitolo xii

Il bambino interiore

L’odio esiste col passato e il futuro…
L’amore non ha bisogno né di passato né di futuro.
L’amore esiste nel presente.

Osho

Se vogliamo essere genitori consapevoli, dobbiamo avere il coraggio di lasciarci alle spalle le ferite dell’infanzia. Se continuiamo a identificarci con quel bambino che non si è sentito abbastanza amato, continueremo a provare rancore, tristezza o collera. Concentrandoci sul nostro presente di adulti e di genitori ci lasciamo alle spalle un passato doloroso. Non è facile lasciar andare questo bambino. Abbiamo la sensazione di voltargli le spalle. Non si tratta invece di abbandonarlo, ma di permettergli di crescere e di diventare autonomo, di non essere più dipendente dagli altri.


Molti di noi hanno sofferto durante l’infanzia e cercano di non ripetere gli stessi errori fatti dai propri genitori. Concentrandoci su questo rischiamo non solo di esagerare nell’altro senso (essendo troppo permissivi se i nostri genitori sono stati molto severi e viceversa, ad esempio), ma soprattutto di perdere di vista le reali esigenze dei nostri figli, perché rimaniamo concentrati su quelle che erano le nostre esigenze alla loro età. I nostri figli sono diversi da noi. È importante che impariamo a osservarli, ad accettarli e a trovare il giusto modo di interagire, che si trova a metà strada tra le nostre esigenze (attuali) e le loro.


Questo lavoro andrà rifatto da capo con ogni figlio, perché ciascuno di essi è differente, e perché noi stessi siamo diversi in momenti diversi, con un bagaglio di esperienza diverso e in circostanze diverse. L’unico modo per sfuggire ai condizionamenti è concentrarci sul presente: di cosa ho bisogno ora? E di cosa ha bisogno mio figlio? Troviamo un punto d’incontro, adesso. Dimentichiamo come si comportava il fratello alla sua età o come abbiamo agito noi in un’altra occasione. Concentriamoci sul momento presente. In fondo è l’unico che esiste realmente!


Affrontando i nostri fantasmi libereremo noi stessi e anche i nostri figli, evitando di trasmettere loro schemi di comportamento “malati” derivanti dai nostri blocchi irrisolti.